Uno dei luoghi comuni più noti è quello che vede la donna incapace di fare squadra con altre donne, soprattutto per via del senso di rivalità sempre molto presente all’interno di quello che può essere un gruppo femminile. Ovviamente non parliamo di un gruppetto di amiche, e che al contrario sono molto solidali tra di loro, per gruppo è intesa una squadra di diversi elementi, molte delle quali, ad esempio, non si conoscono tra di loro. Senza stare a scomodare i diversi reality che quasi sempre hanno mostrato la capacità femminile di “NON FARE SQUADRA”, la domanda ricorrente di molte donne è ” Perché è così difficile per noi donne?” Il problema è culturale? O la ragione risiede semplicemente nell’ essere femminile e nel suo meraviglioso mondo?
Mentre gli uomini sono per natura predisposti alla comunità stessa, le donne hanno una maggiore predisposizione all’individualità e una forte relazione, quasi selettiva con l’uomo e la famiglia. Le donne, anche se violentate psicologicamente ed estirpate dal loro attuale sistema, rimangono – per la gioia di tutto il mondo – come la natura le ha create: donne. Le donne infatti, sono molto meno “creature del branco” rispetto agli uomini, quindi un club femminile è sempre qualcosa di molto diverso da un club maschile, e come riferiscono alcune donne, è difficile che riescano a stare insieme a lungo termine. La donna ammette comunione con altre donne solo in un contesto molto speciale, e anche lì solo in una certa misura. Un impulso primordiale di ogni donna è infatti il senso di rivalità con altre donne. La ragione ha origini ataviche e le differenze comportamentali uomo-donna risiedono soprattutto nei ruoli che entrambi svolgevano. Mentre l’uomo, sin dalla preistoria ha imparato a fare gruppo con altri individui, diverso è stato per la donna. Il gruppo, per l’uomo primitivo ( e questo sino ai giorni nostri) si rendeva necessario per le diverse attività che da solo non avrebbe potuto svolgere. Cacciare insieme ad altri compagni, era quindi fondamentale e permetteva ad ognuno di loro di poter sopravvivere. Il gioco di squadra, la capacità di fare gruppo e di eleggere un leader è perciò una capacità quasi innata nel mondo maschile, impressa nel suo stesso DNA e che ancora oggi si rivela nelle differenti manifestazioni e attività dell’uomo. Diverso è nel caso della donna, la quale, sin dalle origini era preposta alla difesa del suo nucleo famigliare e della casa. Il rapporto con altre donne era quindi molto diverso rispetto all’uomo. Leader naturale della famiglia, soprattutto durante le lunghe assenze del compagno derivanti sia dalle uscite per la caccia, o per le guerre, la donna ha sempre dovuto difendere, spesso in totale solitudine, quel focolare domestico che aveva creato con il suo uomo e che rappresentava la stessa “sopravvivenza della specie”.
La rivalità con altre donne, e con chiunque ella, può percepire come un pericolo, va quindi letta in un quadro escatologico che la vede come “difensore del regno”. A tal proposito è interessante il mito di Penelope, che ben rappresenta la capacità della donna di difendere il regno, in attesa del ritorno del suo amato Ulisse. E’ ovvio che certi comportamenti femminili, fatti di rivalità e “lotte interne” con altre donne, mai dirette e plateali, ma quasi sempre molto “velate”, come nel caso dell’uomo, sono istintive, appartenenti alla memoria primordiale e impresso nel suo DNA. Ciò è nella natura della donna, e solo in alcuni casi, tali manifestazioni possono essere disattivate, magari di fronte ad un bisogno impellente o una necessità di dover fare squadra con altre donne. Una coesistenza armoniosa di MOLTE e SOLE donne è però semplicemente impossibile a lungo termine. Possiamo fare i conti con il nostro modello, possiamo fare i conti con una cultura odierna che vede la donna totalmente differente da come veniva considerata fino a qualche ventennio fa…ma certe tendenze, arrivano da un lontano passato e sfuggono la nostra comprensione, un meccanismo “egoico” se vogliamo, ma che fa parte di un retaggio culturale che ha scritto parte della storia dell’umanità.
Secondo voi, ritenete invece possibile che un gruppo di MOLTE E SOLE donne riescano a fare squadra nel lungo termine?
Rossella Tirimacco
Fonti bibliografiche:
non c’è nessun mistero… basterebbe ricordarci che siamo animali. È sufficiente osservare i comportamenti delle altre specie per capire molte delle cose che ci muovono; senza tirar fuori dal cilindro improbabili ipotesi sociologiche o le solite mitologiche “influenze culturali”. L’etologia da più risposte dell’antropologia… rasoio di Occam
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Female_intrasexual_competition
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