A volte mi chiedo se la totale assenza di empatia, sia il massimo dei castighi  che alcuni individui sono costretti a “pagare” su questa Terra… o se tale privazione in fondo  sia la loro salvezza.
L’empatia a volte può essere terribilmente dolorosa, entrare in contatto con altri esseri umani, “sentire” il loro strazio, le loro miserie… le loro paure, non  è facile, anche perché non sempre si è  psicologicamente preparati a gestire situazioni, a volte molto complesse. Del resto il significato etimologico della parola stessa “empatia”  sta appunto a significare “sentire dentro” il mondo dell’altro sia nella gioia che nel dolore.

Non tutti hanno la capacità di “sentire l’altro”, come ad esempio i narcisisti. Il “mondo” dei narcisisti e il mondo degli empatici sono infatti totalmente differenti. I primi, non hanno idea di cosa sia l’empatia, non sono interessati a ciò che accade nel mondo altrui e anche volendo, non riescono perché quella capacità di essere empatici non è potuta emergere. La loro “mappa del mondo”  (e psichica) infatti,  li porta a non voler provare nessun tipo di dolore derivante dal contatto con altri esseri umani. Ciò non significa che il narcisista non soffra, al contrario, essi sono destinati ad avere la massima sofferenza autoprodotta ed autoinflitta. L’empatico al contrario… non fugge la sofferenza, sembra quasi che la brami e gli corra incontro, come se questa fosse una sua missione di vita.
In realtà entrambi cercano un riscatto dalla sofferenza subita durante i primi anni di vita, infatti non è mai casuale che due individui così diversi, finiscano per incontrarsi, con il solo scopo di farsi del male e di rivivere “quel tipo di dolore” e pareggiare una volta per tutti i conti del passato. In genere, nessuno dei due è consapevole di ciò che sta facendo, essendo completamente ignari del loro inconscio e soprattutto delle loro ferite ancora aperte. Certo è che quando due individui così differenti si incontrano,  finiranno per farsi tanto male!
Il piacere che entrambi provano nel soffrire, è quasi perverso, Freud lo definì “piacere di tipo erotico”, e forse è proprio così, altrimenti non si spiega come mai l’amore viene vissuto da molti individui associato al dolore.
Ma tali dinamiche non sono una caratteristica solo del rapporto di tipo amoroso, possiamo osservarle anche all’interno di una famiglia, un gruppo di amici… una comunità… una società.
Farsi male e soffrire, non importa come e forse è questo uno dei veri drammi della società odierna… bramare il dolore.
Chiedersi il perché di ciò, non significa avere risposte, so però che tutto ha una sua ragione, gioia e dolore… esiste l’uno per via dell’altro, e ciò porta a chiedersi << Tu, senza la tua dose di sofferenza, saresti oggi la stessa?>>

Rossella Tirimacco