Musica medioevale rivista in chiave moderna, stavolta dal gruppo tedesco degli Schelmish, con la canzone Rabendallade, tratta dall’album Mente Capti pubblicato nel 2006.
Il brano è la versione tedesca di una popolare ballata inglese “The Three Ravens”, stampata nel libro dei canti melismi, redatto da Thomas Ravenscroft e pubblicato nel 1611, anche se si pensa che l’origine della ballata sia molto più antica. Le versioni più recenti (con musica diversa) furono registrate durante il 19°secolo. Francis James Child infatti registrò diverse versioni nei suoi Child Ballads (catalogato come numero 26). La ballata fu tradotta in molte lingue, in genere cantate tutte con la stessa melodia.
La traduzione tedesca, usata appunto dal gruppo degli Schelmish, dal titolo “Die drei Raben”, una traduzione quasi letterale di The Three Ravens, fu ad opera di Theodor Fontane (1819-1898).
La fonte della ballata sembra poter essere un episodio di un romanzo medievale non meglio identificato, ma ricostruito attraverso la comparazione con altre simili fonti e con analoghe ballate, altri ritengono invece che l’episodio sia da ricollegarsi a delle leggende di origine celtica e quindi molto più antica.

La ballata ha come protagonisti tre corvi che conversano su dove e cosa dovrebbero mangiare. Parlano tra di loro di un cavaliere ucciso da poco, ma scoprono che il corpo è custodito dai suoi fedeli falchi e cani. Inoltre, l’arrivo di una “cerva” – riferito come metafora alla giovane sposa incinta di lui – rovinerà ulteriormente il “banchetto” dei tre corvi. La donna infatti, giunta sul corpo del suo amato, si china sul suo corpo, gli bacia le ferite, lo porta via per seppellirlo, lasciando così i corvi senza il pasto. Il narratore, però, a poco a poco si allontana dal punto di vista dei corvi per esprimere i propri sentimenti con le parole: Dio mandi ad ogni gentiluomo dei falconi, dei cani e un’amante così.
Val la pena sottolineare l’estrema bellezza della ballata, forse una delle più suggestive del corpus childiano, un plauso agli Schelmish per averla “rispolverata” portandola alla nostra attenzione.
Rossella Tirimacco
Il testo tradotto
C’eran tre corvi appollaiati su un albero,
– Giù, giù; giù il fieno, giù il fieno.
C’eran tre corvi appollaiati su un albero. E ancora giù –
C’eran tre corvi appollaiati su un albero.
Ed eran neri come mai s’eran visti.
E ancora giù, sempre giù, sempre giù.
Uno di loro disse al suo compagno: “Dove andiamo oggi a far colazione?”
“Laggiù giace, in quel verde campo, un cavaliere ucciso sotto il suo scudo.
“I suoi cani gli stanno accucciati ai piedi ché voglion far ben la guardia al padrone.
“E i suoi falconi volano con tanta forza che nessun uccello osa avvicinarsi.”
E allora venne giù una giovane cerva correndo il più veloce che poteva, e sollevò la sua testa insanguinata e gli baciò le ferite, che eran tanto rosse.
Allora se lo mise sulla schiena e lo portò ad una fossa di terra; Lo seppellì prima che fosse giorno.
Lei stessa era morta prima facesse sera.
Dio mandi ad ogni gentiluomo dei falconi, dei cani e un’amante così.