Sarà capitato a molti di registrare la propria voce e di provare una “strana sensazione” nel riascoltarsi. Io, ad esempio, anni fa, quando mi cimentai le prime volte in questi “esperimenti”, inizialmente non mi riconoscevo, quella voce che udivo non sembrava la mia e… soprattutto “non mi piaceva”.
Poi un giorno presi coraggio e ascoltai la registrazione senza “giudicare”. In quella voce (la mia) “lessi” molte cose di me… che non conoscevo, e lentamente quei suoni iniziarono a piacermi. Più mi ascoltavo, più la mia voce mi piaceva… quasi mi ipnotizzava, era una voce straordinaria! Così, il nostro “amore” (tra me e me) iniziato con una semplice registrazione vocale, si sviluppò così tanto che finii per “cantare”, restando così sorpresa di una voce che non avevo apprezzato mai abbastanza… o almeno, fino ad allora. Aver avuto la volontà di “scoprire” la mia voce, fu un passaggio fondamentale per mettere a frutto delle capacità e qualità che ignoravo.
Se vi siete riconosciuti in una parte o in tutta la storia, e ancora non avete avuto ancora il coraggio di “ascoltarvi”, potreste approfittare dell’occasione per cimentarvi in questo “esperimento”. Registra la tua voce, bastano poche parole, e poi ascoltala di continuo.
Inizialmente non sarà un ascolto piacevole, questo perché la voce che arriva al nostro orecchio è filtrata dal “nostro corpo” e quindi i suoni ci appaiono differenti, dopo averla riascoltata più volte, e quindi il cervello ha memorizzato quel nuovo suono, ecco che quelle parole diventano quasi melodiche, tanto che la vostra voce inizierà a piacervi. Non ci credete? Provate, è semplice… potrebbe essere l’occasione per “scoprire” il/la cantante che c’è in voi!
Ma che correlazione c’è tra musica e linguaggio?
La psicologa e ricercatrice Diana Deutsch della Università di San Diego, ha scoperto diversi aspetti interessanti del legame che passa fra “musica e linguaggio”. Tali considerazioni sono state riportate in un interessante articolo apparso su “Mente e Cervello”del mese di Novembre (2010)
In poche parole, una grande mole di studi prova che il linguaggio influenza come percepiamo la musica e, come accade spesso, anche il contrario. In pratica chi ha una educazione musicale (ma anche chi solo è appassionato di musica, per cui ne è spesso esposto) è più bravo nell’individuare le emozioni di chi parla. Queste scoperte che potrebbero non stupire chi conosce le caratteristiche della lingua parlata (come la musicalità o prosodia) sono invece abbastanza innovative.
Infatti quando nacquero i primi studi sulle lateralizzazione degli emisferi, cioè sul fatto che abbiamo due emisferi e che ognuno è deputato a svolgere specificamente alcune funzioni…musica e linguaggio sono stati relegati ai due poli opposti…la musica era associata all’attività dell’emisfero destro mentre il linguaggio a quello sinistro. Ma grazie alle moderne tecniche di neuro-immagine,cioè per “guardare dentro la testa” si è scoperto che questa “netta separazione” non è poi così netta.
Molti studi effettuati con la risonanza magnetica hanno provato che quando una persona comprende la lingua attiva parte dell’emisfero destro…e quando uno ascolta musica attiva in parte le due aree principali del linguaggio (Wernike e Broca) poste in quello sinistro. Dalla mole di questi studi emergono dei punti molto interessanti per il nostro sviluppo personale ma soprattutto per quello dei nostri figli:
1) Educazione musicale: ascoltare musica o meglio apprendere come funziona la musica prepara il bambino ad un migliore apprendimento del linguaggio. Anche la semplice esposizione può fare molto, come hanno anche dimostrato altri studi sulla intelligenza e l’ascolto musicale (vedi il noto effetto Mozart).
2) Emozioni: chi ascolta musica è anche più bravo nel riconoscere le emozioni altrui. Abilità fondamentale per saper comunicare bene con gli altri… e che fa parte dei noti “5 pilastri” della intelligenza emotiva.
3) Lettura: è stato dimostrato che ascoltare musica aiuta a leggere meglio. Per questo sarebbe interessante utilizzare una sorta di “musicoterpia” sui dislessici per vedere quanto possano migliorare. Per ora siamo certi solo del contrario…e cioè che chi legge bene ha un miglior orecchio musicale.
4) Efficacia: chi consce gli studi sul “non verbale” sa che la musicalità del linguaggio (la prosodia) è di fondamentale importanza per l’efficacia che avrà il messaggio. Ti basta ascoltare il suono delle parole dei grandi leader carismatici per rendertene conto…o più semplicemente sentirti dire “ti amo” in differenti modi… per scoprire che ci sono toni belli e brutti e che questi veicolano la maggior parte del significato.
Gli studi del bell’articolo della Deutsch, terminano con uno studio che prova come, i parlanti nativi di lingue tonali (come cinese mandarino e vietnamita) abbiano più probabilità di possedere il famoso orecchio assoluto. Cioè il saper riconoscere qualsiasi nota senza averne un’altra di riferimento al solo ascolto.
Concludendo: fra musica è linguaggio c’è un forte legame… se ascolti e/o studi musica hai più probabilità di essere anche un miglior oratore e non solo. ( Genna ” Chi ascolta la musica comunica meglio?”)
Rossella Tirimacco