Se tutto ciò che ruota intorno all’uomo sia nel micro che nel macro cosmo ha una propria “vibrazione”, e se ogni vibrazione ha una sua frequenza… è possibile concepire l’Universo “silenzioso”? E se il movimento dei pianeti in realtà generasse una sinfonia? E’ possibile che il Sole nel suo continuo “bruciare” trasformi tutto in musica? Chissà…
Anticamente si riteneva che l’universo fosse un insieme di sfere concentriche all’interno delle quali si trovavano i diversi pianeta. Durante il movimento di rotazione dei pianeti, ciascuna sfera emetteva un suono che nell’insieme generava una “celeste sinfonia”. Porfirio, nella sua Vita Pythagorica, riporta che Pitagora avesse udito per primo l’armonia delle sfere, ossia il suono prodotto dal moto dei pianeti riconoscendo la somiglianza tra i suoni delle sfere celesti e quelli dei colpi di martello sull’incudine.
La teoria nota come “armonia delle sfere” viene comunemente attribuita alla scuola pitagorica o a Pitagora stesso, che secondo la testimonianza di Giamblico (La vita pitagorica, 65-67) era in grado di udire la musica cosmica in virtù dei suoi studi matematici, geometrici, musicali e astronomici (che nella concezione pitagorica mantengono una stretta interdipendenza, e non a caso confluiranno poi nel quadrivio medievale)
Secondo la tradizione Pitagora avrebbe per primo udito la sinfonia planetaria, riconoscendo la somiglianza tra i suoni delle sfere celesti e quelli dei colpi di martello sull’incudine. Servendosi di un monocordo avrebbe inoltre determinato i rapporti numerici corrispondenti alle consonanze musicali: 1/2 per l’intervallo di ottava, 2/3 per la quinta e 3/4 per la quarta.
Egli intuì infatti che l’altezza del suono (acutezza) dipendeva dal peso del martello e non dalla forza con cui veniva battuto sull’incudine. Tornato al suo monocordo, applicò la medesima legge alla lunghezza della corda, e ottenne i seguenti rapporti musicali/geometrici:
Unisono, rapporto di 1:1
Ottava 2:1
Quinta giusta 3:2
Quarta giusta 4:3
Seconda maggiore 9:8
Sesta maggiore 27:16
Terza maggiore 81:64
Settima maggiore 243:128
Poi Pitagora calcolò le distanze fra i pianeti dal centro dell’universo usando le stesse proporzioni trovate nel monocordo, scoprendo che erano identici: i suoni più acuti erano dati da Saturno e dalle stelle fisse, mentre il sole corrispondeva alla nota centrale, che univa i due tetracordi discendenti.
Questa concezione non era nuova, poiché i Greci fin dall’antichità concepivano il Cosmo come una lira a sette corde suonata da Apollo, ove i suoni più acuti erano assegnati a Saturno e al Cielo delle stelle fisse. Il Sole è indispensabile per la realizzazione dell’armonia poiché corrisponde alla nota centrale che congiunge due tetracordi, ossia due scale composte ognuna da quattro suoni. Anche Platone, nel Timeo, ripropone la concezione pitagorica del Cosmo a sfere concentriche, interamente regolato da proporzioni geometriche, creato da un demiurgo chiamato spesso Componitore.
Anche secondo Johannes Kepler detto Keplero (1571-1630), sostenitore del modello eliocentrico riportato in auge da Copernico (il primo ad averlo formulato, senza successo, era stato l’alessandrino Aristarco di Samo nel IV-III secolo a.C.), le connessioni tra geometria, cosmologia, astrologia, armonia e musica avvengono tramite la musica universalis. Keplero utilizzò il concetto di armonia delle sfere nel suo Harmonices Mundi (1619), ponendo in relazione l’astrologia (in particolar modo i cosiddetti “aspetti” astrologici) con le armoniche musicali. Egli supera il modello statico delle sfere circolari di Copernico in favore di uno dinamico: trasforma in ellissi le orbite che i pianeti percorrono con velocità variabile. Attribuisce ad ogni pianeta non un singolo suono ma un intervallo la cui nota più grave corrisponde alla velocità minima e quella più acuta alla massima. I pentagrammi rappresentano acusticamente la struttura armonica del cosmo: l’ampiezza degli intervalli è direttamente proporzionale all’eccentricità dei pianeti.
L’interpretazione medievale dell’armonia cosmica dipende dal passo biblico “I cieli cantano la gloria di Dio” e dalla triade sapienziale in base alla quale Dio ha creato l’universo attenendosi al numero dell’aritmetica, alla misura propria della geometria e al peso della musica. Dio è pertanto Geometra e Musico supremo.

A fianco della tradizione pitagorica, si sviluppa la visione magico-ermetica dell’armonia che culmina nella concezione del monocordo di Robert Fludd. Le sfere dei quattro elementi, dei pianeti e degli angeli sono disposte verticalmente sul monocordo accordato dalla mano divina. Si stabilisce così una corrispondenza precisa tra livelli della realtà e consonanze musicali.
Un modello analogo era stato delineato da Franchino Gaffurio, che aveva collocato i pianeti attorno a un’ideale corda musicale, secondo una scala eseguita dalle nove muse, accompagnata dalle tre Grazie e diretta da Apollo.

Secondo Tolomeo, la perfezione armonica dei cieli si riflette nelle tre consonanze interne al cerchio dello zodiaco, nel quale le proporzioni musicali scaturiscono dal rapporto tra gli archi sottesi al diametro, corrispondente all’intervallo di ottava, ai lati del triangolo, corrispondente alla quinta, e del quadrato, corrispondente alla quarta. L’uomo stesso è racchiuso in questa circonferenza ove l’armonia dei pianeti, delle stagioni, il canto delle muse agiscono sul microcosmo esterno e su quello interno.

Esattamente come l’uomo zodiaco, anche l'”uomo-monocordo” risuona sulla base di occulte simpatie con il cosmo. I suoni ben proporzionati contribuiscono alla salute dell’anima e del corpo ristabilendo l’equilibro tra le passioni e temperando gli umori. L’equilibrio perfetto è ottenuto sia grazie all’ascolto della musica, sia attraendo l’influsso dei pianeti con composizioni musicali corrispondenti alla struttura armonica del concerto celeste. La tradizione cristiana scorge inoltre nell’ordine armonico delle sfere la possibilità di intraprendere un percorso di ascesa verso il Creatore.

L’armonia delle sfere diviene così principio unificatore della realtà. La musica strumentale favorisce il temperamento delle passioni, mentre l’ordine dei pianeti è il modello della concordia socio-politica.
La teoria è oggi abbandonata, ma esercita ancora una notevole suggestione sugli artisti: al tema della musica delle sfere è dedicato ad esempio l’ album Music of the Spheres del compositore inglese Mike Oldfield, del 2008.
Fonti:
Chiara Toso : L’Armonia delle sfere