C’era una volta…
le favole iniziano sempre così, ed è una splendida favola quella che vorrei raccontarvi prima di andare a dormire.
In una terra molto lontana, viveva una bellissima gitana di nome Kira, la sua vita scorreva tranquilla con la gente della sua comunità. La fanciulla amava danzare e la sua voce melodiosa come quella di un usignolo accompagnava le sue danze. La gente restava incantata a guardare i suoi sinuosi movimenti che sembravano renderla una creatura sovrannaturale.
Un giorno, mentre la fanciulla si recava al fiume, incontrò i gitani della tribù dei Kalè. Tra di loro vi era il figlio del loro capo che cavalcava un bellissimo baio scuro. I capelli dell’uomo, neri come la notte, coprivano come un manto, parte della sua schiena dorata e nuda. La ragazza rimase a guardarlo ammaliata, e ad un tratto senti un pugno nello stomaco mentre il cuore prese a batterle forte.
L’uomo le rivolse un semplice sorriso e si allontanò insieme alla sua gente.
Da quel giorno, il pensiero della gitana era costantemente rivolto all’uomo che aveva incontrato per pochi brevi momenti vicino al fiume. La danza e il canto non riuscivano più a renderla felice, la sua unica compagnia era diventata una dolce malinconia.
Passarono mesi e Kira un giorno si recò nei pressi della Montagna Dorata a cercare dei fiori che si diceva avessero delle proprietà magiche. Mentre camminava nei prati pieni di fiori, sentì alle sue spalle un cavallo che correva al galoppo. La ragazza si voltò e di colpo vide l’uomo che aveva incontrato quel giorno sul fiume.
Lui alla vista di Kira scese dal cavallo e gentilmente le chiese se avesse bisogno d’aiuto. Timidamente la ragazza disse che cercava dei fiori. L’uomo rimase incantato a guardarla, era colpito dalla sua bellezza gitana. I suoi lunghi capelli mossi e bruni incorniciavano il suo volto regolare e i suoi occhi scuri come le more lo catturavano come fossero due magneti.
I due rimasero a guardarsi a lungo, e ad un tratto si ritrovarono stretti l’uno tra le braccia dell’altro.
Ma la vita di un gitano ha delle regole che non possono essere infrante, una di queste vuole che non si possa sposare un uomo o una donna di un’altra tribù.
Così, i due innamorati furono costretti a separarsi. Kira era disperata dal dolore e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di poter sposare l’uomo che amava.
Una notte di luna piena, persa nel suo dolore, si recò nei pressi del fiume e prese a pregare la Luna chiedendole di aiutarla e esaudire il suo desiderio e poter quindi sposare il suo amore.
La Luna acconsentì alla richiesta, ma in cambio la donna avrebbe dovuto darle in sacrificio il suo primogenito.
Kira non si aspettava una simile richiesta, e si chiedeva se mai avrebbe avuto il coraggio di concedere il proprio figlio per quell’amore tanto agognato.
Sentì dentro di sé un dolore allo stomaco, capì che quello era il segno dell’amore di madre che le diceva che mai avrebbe lasciato suo figlio alla Luna.
Decise così di rifiutare l’accordo e di tornare dalla sua gente. Mentre era sulla strada del ritorno, sentì alle sue spalle quel rumore di zoccoli che ormai conosceva bene. D’istinto si voltò… era lui, il suo amore.
Quella notte i due innamorati, accarezzati dalla Luna piena si unirono e si amarono.
Le regole della tribù erano state infrante.
Erano felici, tutto il resto non contava.
Dopo nove mesi, il frutto d’amore di quella notte nacque in una notte di Luna piena.
Il bambino aveva la pelle bianchissima e gli occhi grigi come il mare in tempesta. L’uomo Kalè appena vide suo figlio urlò pieno di rabbia e di dolore.
Il bambino non era suo. Era stato tradito.
Questo è ciò che credette.
Accecato dalla rabbia prese il pugnale e lo affondò nel petto di Kira, prese poi il bimbo e lo portò sul Monte Dorato e lì lo abbandonò.
La Luna, scese e prese il bimbo con sé, adottandolo come figlio suo.
Da allora, quando il bambino dorme sereno, la Luna diviene piena; se invece il bimbo piange, essa cala per fargli da culla.
Questa è la leggenda delle fasi lunari e di un bambino nato albino e creduto frutto di un tradimento della madre.
Si racconta però che Kira, fu accolta anch’ella dalla Luna che la trasformò in una stella danzante.
Rossella Tirimacco
Il testo è una personale rielaborazione e libera interpretazione del brano dei Mecano “Hijo de la Luna” pubblicato come singolo nel 1987/1988 e estratto dall’album Entre el cielo y el suelo.