Ci sono musiche che cambiano il nostro modo di vedere il mondo, e ci sono musiche che finiscono col cambiare il mondo. Ci sono poi artisti che sembrano aver viaggiato in una macchina del tempo e attraverso la musica ci raccontano le varie possibilità derivanti del futuro.
Ieri, 6 maggio, all’età di 73 anni, dopo una breve malattia, Florian Schneider il co-fondatore della band tedesca dei Kraftwerk, è salito per l’ultima volta dal pianeta Terra su quella macchina del tempo, ed è partito per esplorare nuovi mondi e galassie.

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La formazione classica dei Kraftwerk in ordine da sinistra Ralf Hutter, Florian Schneider ,  Wolfgang Flür e Karl Bartos

Insieme a Ralf Hütter, Florian aveva fondato il gruppo Kraftwerk, scompaginando il modo di fare musica e gettando le basi della musica elettronica. Il loro stile musicale, sicuramente originale, influenzò il genere pop della musica secolo scorso determinando così la nascita di nuovi generi musicali.

Kraftwerk
Florian Schneider e Ralf Hütter

Dopo 38 anni di militanza Florian lascia il gruppo per occuparsi di progetti personali. Abbraccia la causa ambientale e dopo un viaggio in Ghana nel 2015, alla vista di alcuni pescatori che tiravano su le reti piene di plastica e immondizia, ne rimane così scioccato che decide di pubblicare un nuovo lavoro in pieno stile Kraftworkiano dal titolo “Stop Plastic Pollution”. Sarà il suo primo e ultimo lavoro come solista.

Parley for the Oceans x Les Bains x Cop21
Florian Schneider e la causa ambientale

Con la morte di Florian, si chiude un’epoca storica che ha cambiato totalmente il mondo della musica.
Ed è immaginandolo seduto su quella macchina del tempo, mentre si allontana alla ricerca di nuove galassie, che inizio a sentire l’eco di un contatore Geiger seguito da una musica in sottofondo.
Risuonano nella terra parole come…

Chernobyl, Harrisburgh,
Sellafield, Hiroshima
Chernobyl, Harrisburgh,
Sellafield, Hiroshima

Fermate la radioattività
È nell’aria per te e me
Fermate la radioattività
Scoperta dalla signora Curie

Reazione a catena e mutazione,
popolazione contaminata
Fermate la radioattività
È nell’aria per te e me

La ricordate vero? Era l’anno 1975, quando i Kraftwerk pubblicarono un concept album che trattava argomenti come l’energia nucleare e il relativo inquinamento radioattivo e la radio. Nella canzone “Radioactivity” che dà il titolo all’intero album, più delle parole è la musica che “parla”. Ci viene così mostrato un ambiente freddo e contaminato. Tutto appare grigio, la natura giace ormai priva di colore, mentre sotto gli effetti sonori del contatore Geiger, quelli che sembrano esseri umani, esalano il loro ultimo respiro, uccisi dalla stessa arma da loro innescata…
Una visione catastrofica? O reale? Di certo, mai come negli ultimi anni, Radioactivity, uno dei cavalli di battaglia dei Kraftwerk è un pezzo più che mai attuale.
Queste scene  sono passate sotto i nostri occhi troppe volte… eppure nel 2020 si continuano a ripetere gli stessi errori… anzi, con il passar del tempo abbiamo affinato la capacità di “aumentare” errori e disastri che ne derivano, grazie ad una cieca presunzione circa le nostre reali capacità e arroganza che ci fa credere di essere infallibili. Florian è ormai lontano, è tornato tra le stelle e lascia a tutti noi opere straordinarie che ci ricordano l’errore nel voler intraprendere strade senza ritorno.
Ciao Florian, ci rivedremo in un altro tempo e in un altro spazio.

 

Rossella Tirimacco