“Io sono io. Tu sei tu.
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.
Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa.
Se ci incontreremo sarà bellissimo;
altrimenti non ci sarà stato niente da fare.”

“Se ti assumi la responsabilità di quello che stai facendo,
del modo in cui produci i tuoi sintomi,
del modo in cui produci la tua malattia,
del modo in cui produci la tua esistenza
– al momento stesso in cui entri in contatto con te stesso –
allora ha inizio la crescita, ha inizio l’integrazione“

“Assumersi responsabilità per un altro,
interferire con la sua vita e sentirsi onnipotenti, sono la stessa cosa”

“Sarò con te. Sarò con te con il mio interesse,
la mia noia, la mia pazienza, la mia rabbia, la mia disponibilità.
Sarò con te […] ma non ti posso aiutare.
Sarò con te. Tu farai quello che riterrai necessario”
“La consapevolezza di per sé può essere curativa.
Dato che con una piena consapevolezza si diventa autoconsapevoli
dell’autoregolazione dell’organismo,
si può lasciare che l’organismo prenda in mano la situazione senza interferire,
senza interrompere: della saggezza dell’organismo ci si può fidare.
Di contro a questo atteggiamento troviamo l’intera patologia
dell’automanipolazione, del controllo ambientale e via dicendo,
che interferisce con i sottili meccanismi dell’autoregolazione dell’organismo”

Friedrich Salomon Perls -“Preghiera della Gestalt”

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Frederick Perls (1893-1970) è stato uno psicanalista tedesco, noto per aver ufficializzato insieme a sua moglie Laura Posner, e un gruppo di intellettuali dell’epoca (anni ’50) tra cui Paul Goodman e Isadore From, la “Terapia della Gestalt” . Raccoglie le idee della psicoterapia classica di Freud, di Jung, di Reich e i principi della teoria del campo di Lewin e ovviamente della “Psicologia della Gestalt”.

 

Il dramma dei rapporti e delle relazioni, che siano di amicizia, d’amore o di parentela, specialmente genitoriale, derivano spesso dalle aspettative che abbiamo verso gli altri. Perls, lo aveva sottolineato più volte, il riversare sugli altri responsabilità e frustrazioni personali, impedisce qualsiasi processo di evoluzione personale. Dietro le aspettative, infatti, si nasconde la “non accettazione” dell’altro/a, vale a dire “sto con te, perché mi aspetto che tu agisca o faccia così o cosà. Quando ciò non avviene, e le aspettative vengono puntualmente disattese, subentra il dramma. Ovviamente, le aspettative che abbiamo noi, vanno pari passo con le aspettative che l’altro/a ha nei nostri confronti. Parliamo quindi di rapporti autentici o di rapporti d’affari?

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Ciò che viene messo in rilievo in tutto questo, è comprendere che l’altro mi fa semplicemente da specchio. Le aspettative che ho verso di lui o lei, le ho verso di me. Ripongo quindi su dei risultati, su obiettivi, sul raggiungimento di determinate mete o cambiamenti, tutte le mie aspettative. Divento quindi tiranna con me stessa, ad esempio: sarò felice, solo quando dimagriró, o se riuscirò a raggiungere una fisicità o modello ideale di immagine o di lavoro.

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Oppure, collego la mia felicità al possesso di oggetti, o magari del denaro. Il risultato è quello di non farmi vivere il presente, unica realtà vera, ponendomi invece in una situazione inesistente, e soprattutto delegando la mia felicità ad un “domani” che potrebbe non arrivare mai. Ciò sta a significare che il mio presente è già compromesso: oggi ho scelto di non essere felice (o contenta) perché le mie aspettative me lo impediscono.

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Questo non significa che non si debba cercare di migliorarsi o di perseguire degli obiettivi. Al contrario, avere mete da raggiungere o sogni da realizzare è importante, purché si rimanga in un stato di “presenza”, vivendo la bellezza della vita giorno dopo giorno, imparando così ad accettare gli eventi e soprattutto  se stessi e gli altri per quello che si è, in un mondo che fa ciò che vuole. Così, senza aspettative. Ed è proprio quando ciò accade che avvengono i miracoli e tutto si trasforma, esattamente, come scriveva Carl Rogers, padre dell’approccio centrato sulla persona: “Esiste un curioso paradosso, quando mi accetto così come sono, allora posso cambiare”.

 

 

 

Rossella Tirimacco