Madre: Cosa fai?

Figlia: Studio storia contemporanea

Madre: Che periodo?

Figlia: Gli anni ’20 quando tu eri giovane

Madre: Ah, si mi ricordo. Cominciarono molto male, ma poi le cose migliorarono

Figlia: Come si chiamava quel virus?

Madre: COVID qualcosa, credo 19

Figlia: Ah si, l’ho letto…
Qui sul libro c’è scritto che nel mondo c’erano molte guerre, l’inquinamento era arrivato a livelli insostenibili e nonostante questo, l’essere umano continuava a distruggere le foreste, a inquinare gli oceani e in alcune parti del mondo c’era persino la schiavitù.

Madre: Eravamo tutti dentro una bolla di follia collettiva, e ognuno di noi era suo malgrado un attore di quel dramma.

Figlia: Ma tu ti rendevi conto di quella follia?

Madre: Si, ma ci si sentiva soli, isolati e impotenti di fronte ai grandi detentori del potere.

Figlia: E poi?

Madre: E poi è arrivato il COVID-19, siamo stati costretti a stare in casa e le persone hanno iniziato a pensare, a riflettere, a farsi domande. Sui cellulari giravano un sacco di informazioni, molte erano false, ma questo invece di confonderci, ci ha fatto diventare più responsabili.

Figlia: cioè?

Madre: Prima si prendeva tutto per buono, bastava lo dicesse la Tv, ma in quei giorni tutti dicevano tutto e il contrario di tutto, persino gli scienziati più autorevoli e riconosciuti non erano d’accordo tra loro. All’inizio si era disorientati, poi si è smesso di cercare la causa del problema e si è iniziato ad interrogarsi su che mondo si volesse una volta tornati “liberi”.

Figlia: All’epoca c’era già l’Europa unita, giusto?

Madre: Si, c’era, ma non era l’Europa dei popoli, bensì, quella del capitale finanziario, della competizione, del debito inestinguibile, e della disoccupazione, funzionale affinché i poveri competessero tra loro per un salario già basso di suo.

Figlia: Perché il debito era inestinguibile?

Madre: Perché per pagarlo dovevi farti prestare dei soldi dal creditore che ovviamente te li dava, ma a debito.

Figlia: Ma è assurda questa cosa, cosi non si sarebbe mai potuto saldare!

Madre: Infatti.

Figlia: E nessuno si ribellava?

Madre: Si, qualcuno si, ma il popolo non aveva ben capito. Non era pronto.

Figlia: Perché gli europei non erano solidali tra loro?

Madre: In Europa ci si è uccisi per secoli, non era facile la convivenza. Pensa che poco più di cento anni fa, negli anni ’40 del ‘900 ancora ci si ammazzava l’un l’altro. La seconda guerra mondiale è stata una tragedia. Poi c’è stata la pace, ma non era autentica. Prima la guerra fredda, poi la guerra commerciale, poi i vincoli dell’Unione Europea sulle economie nazionali. Un continuo conflitto.

Figlia: come avete fatto a cambiare?

Madre: sinceramente non lo so. E’ stato come un vento che in pochissimo tempo si è portato via tutto. L’odio, la paura, la pretesa di sfruttare la natura, distruggendola.
Quelle settimane, chiusi in casa per evitare di contagiarci l’un l’altro, hanno costretto anche le persone più estranee a loro stesse, a tornare dentro di sé e ascoltarsi profondamente. E’ stato come se fosse diventata sempre più chiara la possibilità di un cambiamento reale. Nessuno sapeva come fare, ma tutti sapevano che era inevitabile.

Figlia: come si è arrivati alla nascita di una nuova comunità europea non più fondata sul debito, ma sulla dignità della vita, sulla sostenibilità ambientale e sull’amicizia?

Madre: Le persone si sono rese conto che i soldi non erano come il petrolio, cioè una risorsa finita, ma un semplice facilitatore di accesso alle risorse, e allo stesso tempo che era necessario un reddito universale, una riconversione energetica mondiale, la fine di tutte le guerre, del razzismo, della discriminazione di genere, e infine, di quello strano sentimento che ci faceva sentire superiori agli altri esseri viventi, solo perché loro esprimevano il loro dissenso, alla nostra prevaricazione, con una lingua a noi incomprensibile, per quanto talmente chiara da esserci dovuti rendere sordi a quelle grida di dolore.

Poi sai, le persone spesso non potevano coltivare le proprie attitudini e alla lunga, questo fatto chiudeva loro il cuore. Chi si chiude al proprio dolore non può poi sentire in profondità nemmeno quello degli altri. Adesso nelle scuole i ragazzi esplorano i propri talenti e quando trovano quello che piace loro, lo coltivano.

Figlia: cioè, la gente faceva tutta la vita una cosa che non sentiva essere coerente col proprio sentire, con i propri talenti e desideri profondi?

Madre: Si, era abbastanza normale, si chiamava “Lavoro”. Solo una piccolissima minoranza riusciva a fare quello per cui si sentiva portato. Poi abbiamo trovato la soluzione di delegare alla tecnologia il più possibile e dare alla comunità 4 anni della propria vita per fare quello che era necessario e che nessuno avrebbe fatto per sempre per poi tornare alle proprie passioni e coltivarle per il resto della vita (ricercatrice , agricoltore, medico, musicista, insegnante, vasaio, archeologa, tassista, etc..).

Figlia: Hai vissuto una grande rivoluzione. Cosa provavi in quel periodo?

Madre: Quando ci siamo resi conto che nel mondo c’era molto da fare, da ricostruire, da ripensare, c’è stata una esplosione di creatività. Ogni giorno succedeva qualcosa di straordinario.
I vecchi sistemi di potere sono collassati, la politica diventava un autentico servizio reso alla comunità, la religione veniva scelta in modo intimo e privato mentre la spiritualità inondava il mondo.
Certo, anche oggi ci sono crimini e violenza ma è imparagonabile rispetto a quei tempi. Adesso la pena ha quasi esclusivamente una funzione riabilitativa. Non esistono più quei posti assurdi come le carceri di una volta. Le persone vengono rieducate in luoghi dignitosi, anzi, più belli di quelli in cui hanno vissuto. Si pratica il rispetto e ogni gesto, ogni decisione, nasce a partire dalla dignità che merita ogni essere umano. L’obiettivo è che la persona torni in società con il desiderio di rimediare, se possibile, e contribuire allo sviluppo umano e materiale della comunità. Proprio ieri leggevo che l’80% degli operatori dei centri di riabilitazione sono ex detenuti. Questa è una società che si auto corregge, senza capri espiatori e martiri.

Figlia: Si, riconosco che adesso si sta bene, ma c’è ancora tanto lavoro da fare.

Madre: Quello non mancherà mai, ma questo non è un problema. La Vita è un banchetto di infinite possibilità e la storia umana è fatta di albe e tramonti, di giorni e di notti, e ogni volta che non si vigila sulla propria mente e sulla giustizia sociale, ecco che un tramonto prelude a una nuova notte.

Adesso siamo alle prime luci dell’alba della nuova era e sono felice che tu sia nata in questo periodo storico. Ricorda sempre che la libertà e la giustizia che adesso abitano il mondo, la parità uomo donna, la parità di genere e la pace tra i popoli sono i frutti di un lungo inverno.

Figlia: Si, lo ricorderò sempre, te lo prometto.

 

Dario Cardone