Il rito del capro espiatorio così come è concepito nella Bibbia , illustra perfettamente i meccanismi della psicologia collettiva che si applicano, ingigantiti e al tempo stesso semplificati a angosce o a bisogni analoghi.
Le società, come gli individui, provano inconsciamente il bisogno di trovare degli sfoghi, dei punti di applicazione o delle possibilità di transfert per tutti i loro stati d’animo negativi. Se soffocati, questi squilibri, questi problemi, queste ansie, queste contraddizioni finiscono col provocare impulsi aggressivi diffusi. In tutte le società, l’educazione comporta un “nemico designato”. Di solito una tribù o una nazione vicina che assume anche il compito di “nemico ereditario ” col quale scoppiano periodicamente conflitti armati. Quando una città o una nazione è in preda ad una crisi di aggressività dovuta alle sua struttura o difficoltà interne , coscienti o no, finisce immancabilmente col proiettare queste difficoltà col nemico designato. La colpa incombe sempre su di lui; è il rivale, il concorrente; paralizza lo sviluppo del vicino, ne impedisce l’espansione; lo frustra nel suo spazio vitale e infine lo minaccia tanto che la sua sola esigenza diventa un’offesa e un pericolo.Il nemico designato è un memento di vecchi rancori, di guerre passate, di ingiustizie subite o commesse; è la minaccia permanente di una forza rivale.(…) È un automettersi in condizione, e spiega lo strano sollievo che accompagna di solito l’inizio delle guerre: i combattenti si abbandonano ai propri demoni proiettati sul nemico e da quel momento incarnati in lui. Ed è in gran parte contro questi demoni che essi combattono. Si aggiunge spesso il sentimento che il nemico designato è, per se stesso impuro, peccatore, pagano, infedele. Lo cerchiamo nelle nostre ripugnanze e nelle nostre impurità. Accade sempre così quando gli avversari sono separati anche dalle differenze religiose.
Gaston Bouthoul- L’uomo che uccide
La guerra si può dire che nasce con l’uomo, e sin dalla notte dei tempi essa non è mai stata foriera di grandi insegnamenti, visto che arrivati al XXI secolo parliamo ancora con “leggerezza” di guerre. “Si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace prepara la guerra) è una massima latina dello scrittore romano Vegezio che a mio avviso forse è stata erroneamente interpretata nei secoli ” in tempi di pace prepara la guerra”.
In realtà sotto le spoglie di una pace apparente, la parte oscura dell’essere umano è costantemente al lavoro, una parte oscura che si riflette nel nostro rapporto con noi stessi e per riflesso nelle relazioni con gli altri. Economia, politica e ambiente subiscono semplicemente gli effetti del nostro modo di stare in pace o in guerra con noi stessi e di conseguenza con il mondo. Gli impulsi aggressivi dell’uomo tenuti sotto controllo nei tempi di pace, necessitano però di “uscire” e di manifestarsi, e che sia un singolo o una società, il risultato non cambia- quando ciò avverrà il risultato sarà devastante. La parola guerra, divenuta ormai costante nel nostro lessico quotidiano, ci racconta molte cose del nostro inconscio. Per ogni difficoltà grande o piccola che sia, la “guerra” è così sempre presente- guerra ai brufoli, guerra allo sporco, guerra all’adipe, guerra alla dispersione scolastica, guerra ai virus, guerra al cancro, ecc… insomma, c’è sempre una guerra per tutto, fino ad arrivare a fare guerra davvero ad altri esseri umani. La ricerca del nemico designato diventa così salvifica per quella rabbia e aggressività a lungo repressa. Vediamo così una moltitudine di popoli pronti a sollevarsi gli uni contro gli altri incapaci di capire quella sorta di follia collettiva che potrebbe sfociare in una guerra nucleare. Eppure basta volgere lo sguardo all’orizzonte per vedere delinearsi l’ultimo grande progetto del NWO prima del cambiamento globale. Benvenuti nel futuro !!
Rossella Tirimacco