Un uomo sale sull’acquedotto, la gente si ferma a guardare, dopo un po’ arrivano i vigili del fuoco ed inizia una lunga trattativa. Un tentato suicidio? Una protesta? Chissà… fatto è che si tratta di un disperato, uno dei tanti che cerca magari qualcuno che lo ascolti, o che gli dia una mano. Non è insolito oggigiorno assistere a certi spettacoli; persone ridotte all’ombra di se stesse e senza più un briciolo di forza per rialzarsi o per ricominciare e che finiscono per commettere molte sciocchezze. Alzo gli occhi e vengo attratta da un gruppo di giovani, che dall’alto dei giardini adiacenti all’acquedotto, urlavano contro quel disgraziato parole come “Scemo, scemo, mo’ dopo che cala lui, ce saie je ess sopra! Nico, ti stanno a distrarre”. Uno spettacolo inquietante, fatto di risate e sghignazzamenti vari, selfie e riprese da parte di chi era nei dintorni. Perché, nessuno interviene? Perché, nessuno rimprovera quei quattro bulli di periferia? Perché, nessuno cerca di far tacere il capobranco che continua a prendere in giro quel disgraziato? Così sono salita ai giardinetti, cervando di capire come mai quei giovani di fronte ad un dramma potessero ridere ed esasperare quell’uomo. Sono rimasta a guardare con non poco dolore. La prima cosa che mi è saltata agli occhi è stata la totale assenza di empatia… tutto veniva visto come uno spettacolo, una commedia in cui la gran parte giocavano il ruolo di attori/spettatori, ignari della sofferenza altrui. Quell’uomo era/è forse un balordo? Uno di quei tipi che danno fastidio o che si trova nel giro della droga? Che importanza ha, non ho idea chi sia, so che chiedeva di parlare con il vescovo dopo che era stato buttato fuori dalla Caritas. E già il fatto che un essere umano, sia ridotto a mendicare, e a chiedere alla Caritas un posto… fa capire la disperazione di un individuo che magari un tempo aveva anche lui dei sogni e delle speranze. Provo una profonda nausea per questo spettacolo, se da un lato vorrei dare uno scappellotto al ragazzo in prima fila che urla contro Nico, dall’altra penso che sia una vittima anche lui. Vittima di un sistema disumanizzante, dove non c’è posto per le virtù né per il cuore. Così osservo dei ragazzi che di umano hanno poco o nulla… ed ho pena per loro. Sono morti e non lo sanno.
Dopo un po’ i vigili del fuoco, riescono finalmente a salire con la scala e convincono l’uomo a fidarsi. Con dolcezza gli sono vicini, riescono a portarlo sul cesto della scala, ed ecco… è a terra sano e salvo.
Lo spettacolo è finito… possiamo tornare tutti a casa, mi chiedo però se l’atto di Nico, così “plateale”, abbia lasciato un messaggio a quanti erano presenti… qualcosa su cui riflettere…
Rossella Tirimacco
Sulmona 22-6-2018