Quando perdiamo il diritto a essere diversi, perdiamo il privilegio di essere liberi.

Charles Evans Hughes

Sabato, 11 agosto 2007, ore 1,10- Robert Maby e Sophie Lancaster, sono due giovani ventenni che camminano di sera per Stubbeylee Park, Bacup, nel Lancashire. Tornano a casa dopo essere stati da amici. Si fermano a parlare con un gruppo di ragazzi che hanno dai 14 ai 17 anni, offrono loro anche alcune sigarette. All’improvviso un pretesto: “Ti vesti da goth”, ed il gruppo comincia a massacrare Robert di pugni e calci.
La ragazza interviene per cercare di fermare il pestaggio. La banda però infuriata, si accanisce anche contro di lei, massacrandola di botte. Pochi minuti dopo i due ragazzi sono a terra in fin di vita. Il personale medico arrivato sul posto non riesce nemmeno a determinare il sesso delle vittime, tanto i volti sono deformati dai colpi. Sophie ha impresse sul volto orme di anfibi. I due ragazzi sono in coma, Robert ne uscirà con traumi e perdite di memoria, Sophie morirà tredici giorni dopo .

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Robert Maby e Sophie Lancaster

“We Are The Others” è il terzo album del gruppo Delain pubblicato nel 2012. La traccia numero tre che da il titolo all’intero album è dedicata alla storia di Sophie Lancaster, brutalmente uccisa nel 2007 da un gruppo di adolescenti, solo perché dark. Gli “altri” e l’accettazione della diversità è il tema trattato in questo pezzo dalla band olandese. Avvolgente la musica e parole sicuramente toccanti, “We are the others” è una canzone che spinge a riflettere sulle paure di chi vede nel diverso/a un nemico da abbattere e da distruggere.

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La copertina dell’album

Quello della diversità è infatti un tema sempre attuale, ieri come oggi le differenze tra individui hanno portato intere comunità a “darsele di santa ragione” prima di accettare “l’altro”.  La sensazione di pericolo o di sentirsi minacciati di fronte al “diverso”, può provocare infatti diverse reazioni, quasi sempre violente e non è insolito che spesso finiscano in tragedia, come nel caso di Sophie.  Sul tema dell’accettazione sono stati versati fiumi di inchiostro, dalla poesia alla psicologia, dalla filosofia alla sociologia, ogni disciplina ha cercato di dare delle risposte su una delle peggiori paure dell’uomo e dalla sensazione di pericolo che deriva da tutto ciò che è “diverso” dal nostro modo di interpretare il mondo esterno. Poiché il “diverso” è per molti difficile da accettare per svariate ragioni, ma soprattutto perché mette in discussione le “labili certezze” su cui si basano i modelli di riferimento culturali del singolo individuo o di un’intera società. La coscienza di ogni singolo individuo è infatti autoreferenziale, il “suo” metro di giudizio è dato da se stessa, solo e soltanto da se stessa. Ogni dato che il nostro cervello elabora, quando ad esempio ci troviamo di fronte ad una qualsiasi questione, le informazioni che andremo a ripescare sono solo quelle che sono contenute nella memoria del singolo. Vale a dire, che la realtà di ogni individuo è differente, poiché i dati e le informazioni che abbiamo nel nostro “database” non sono le stesse. Ed è per tale ragione che siamo portati ad interpretare negativamente ciò che è differente dai nostri modelli. Tutto ciò che non conosciamo inizialmente ci spaventa, e si arriva a combatterlo prima che venga infine accettato.

coscienza autoreferenziale

 

“Noi siamo gli altri”, possono essere ovunque e sono dappertutto; sono coloro che vedono e vivono la vita in maniera “differente” da te che definisci “normale” il tuo modello interpretativo dell’esistenza. Lui, lei, loro, tu… chi ha torto? E chi ha ragione? Forse tutti… o forse nessuno.

Rossella Tirimacco