Tremando come una foglia, tornai a tastoni verso la parete; scegliendo di morire là piuttosto che affrontare il terrore del pozzo, che ora la mia immaginazione riteneva fossero tanti, sparsi dovunque nel sotterraneo. In altre condizioni mentali avrei avuto il coraggio di porre fine alle mie miserie con un tuffo in uno di quegli abissi, ma ora ero l’ultimo dei codardi. D’altra parte non riuscivo a dimenticare ciò che avevo letto di quei pozzi… che la perdita ‘rapida’ della vita non faceva parte dei loro orribili piani.
Edgar Allan Poe – Il Pozzo e il pendolo

The Poet And The Pendulum è forse la migliore espressione musicale mai concepita dai Nightwish, che per stile e per contenuto narrativo, può tranquillamente essere equiparata alla colonna sonora di un capolavoro letterario, nato da una grande mente, come quella di Edgar Allan Poe, nel suo racconto “Il pozzo e il pendolo” e da cui il pezzo è stato liberamente tratto ( e di cui consiglio vivamente la lettura o l’ascolto).
Tratto dall’album “Dark Passion Play” e pubblicato nel 2007, il brano in questione si avvale della magia di un’orchestrazione colossale e la verosimile ricostruzione sonora di una dimensione e di una drammaticità letteraria, riuscendo così a mostrare in 14 minuti tutta la genialità di un sapiente compositore come Tuomas Holopainen. Il testo è molto forte: Tuomas addirittura dipinge la sua stessa morte e urla la rabbia che sentiva dentro nel momento in cui il brano è stato composto. Come nel racconto di Poe, in cui viene trattata la storia di un prigioniero rinchiuso in una cella completamente buia dalla quale miracolosamente riesce a scampare alla caduta dentro un pozzo profondo, che si trova al centro della stanza, così Tuomas “vede” la propria morte, che urla con parole come queste: “Oggi, nell’ anno 2005 del nostro Signore, Tuomas è stato chiamato dalle cure del mondo. Lui ha smesso di piangere, alla fine di ogni bel giorno. La musica che ha scritto. da troppo tempo è priva di silenzio. È stato trovato nudo e morto, con un sorriso sul viso. Una penna e 1000 pagine di testo cancellato”.
Sono in molti, che durante la loro vita si sono ritrovati “nel buio” e con il terrore di cadere in un profondo pozzo, proprio come il protagonista di Poe, un prigioniero condannato dall’Inquisizione spagnola a morire tra atroci tormenti. In molti momenti l’uomo vorrebbe lasciarsi andare, al punto che egli desidera persino la morte come unica salvezza. Eppure, nel momento estremo, prima che la lama trapassi il suo corpo, l’uomo ha un moto di ribellione e l’istinto di conservazione gli fa tentare un’ultima carta che gli permetterà infine di salvarsi. Allo stesso modo, siamo tutti soggetti a delle prove, alcune “semplici” altre più complesse, altre molto dolorose…ed è dal superamento di queste che si rinasce e si evolve. Ed è a quanti oggi si trovano a combattere dentro la loro prigione personale, a quanti oggi si trovano faccia a faccia con le proprie paure, che dedico questo meraviglioso pezzo.
Rossella Tirimacco