Due scatti, nello stesso punto, alla stessa ora. A prima vista le foto sembrano identiche, poi ci si accorge che sono diverse. La visuale è cambiata ed ecco che vengono fuori particolari differenti. Eppure mi sono spostata di poco… circa un metro, anche meno. Pochi passi ed ecco che la prospettiva cambia. Questo mi fa pensare alle persone che incontriamo ogni giorno e che crediamo di conoscere. Che siano parenti, amici, mariti, amanti, figli ecc. in realtà, noi li vediamo sempre dalla solita “finestra”… difficilmente ci spostiamo per vederli da un’altra prospettiva. Spesso limitiamo il nostro campo vedendo solo ciò che vogliamo, o ciò che siamo abituati a vedere (e a credere). Così accade che un bel giorno, quei “paesaggi” all’improvviso non li riconosciamo più. Magari ci affacciamo alla stessa finestra e vediamo che non ci sono più le barche. Da ciò iniziamo a prendercela con il “paesaggio” stesso per essere cambiato. In realtà, il paesaggio è sempre stato in movimento, eravamo noi ad essere fermi allo stesso punto, e non vedevamo tutto il resto che c’era da vedere. Ho voluto usare questa metafora dei paesaggi e delle due foto, scattate qui a Pella, per ricordare, soprattutto a me stessa, che l’osservazione dell’altro non è semplicemente affacciarsi da un punto… ma se desidero davvero capire, è necessario che io mi sposti su più punti. Da un solo punto di vista, cosa comprendo dell’altro? Poco e niente, perché ne vedo solo una piccola porzione e mi perdo tutto il resto. Magari c’è un mondo da scoprire se mi sposto giusto di poco, o forse no. Chi può dirlo? Conoscere un altro essere umano è comunque “esplorare un nuovo mondo”. Un percorso che non può che arricchire quanti vedono nel prossimo una parte del proprio sé.
Rossella Tirimacco