Il culto dei morti è strettamente collegato con l’uomo e il suo rapportarsi con l’aldilà. Gli stessi culti, si può dire che nascono con l’uomo stesso e non c’è epoca o popolazione che non abbia onorato i propri cari anche se con modalità, costumi e riti differenti. Il trapasso era un momento fondamentale della vita stessa, e nascita e morte non ne erano che i suoi due aspetti.

 

Le eterne domande “Da dove veniamo” e “Dove andremo” si manifestavano così nei rituali di carattere religioso e spirituale. Ci basti pensare agli egizi, ai greci, ai romani, agli aztechi e alle loro varie tradizioni con cui onoravano i defunti.

Dalle grandi piramidi, alle mummificazioni; dagli etruschi che cremavano i defunti, alle sepolture degli antichi greci e romani; dai morti sepolti nelle chiese cristiane agli attuali cimiteri odierni voluti da Napoleone; la morte è un processo che appartiene a tutti e non “discrimina” nessuno. Forse, è proprio per questa sua caratteristica di renderci “tutti uguali” di fronte ad essa, che ce la fa onorare e nello stesso tempo “temere.

L’alternarsi delle stagioni, i ritmi del tempo giorno-notte, gli elementi naturali, diventano così degli archetipi con cui l’uomo mette in relazione il processo vita-morte. L’inverno così, esprimeva la morte dell’individuo e la primavera la sua rinascita. Le fasi solari, solstizi e equinozi, si arricchiranno di leggende e rituali con cui l’uomo stabilirà un’intesa con le divinità rappresentate dagli elementi stessi. I calendari, così come vengono concepiti oggigiorno, anticamente avevano una valenza differente, in quanto il tempo era collegato ai processi delle stagioni e del raccolto e per metafora al ritmo vita-morte.

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Calendario pagano

Non stupisce quindi, come certe date erano particolarmente onorate, un esempio è la notte del 31 ottobre, il giorno della Calenda o Samhain, ovvero il “capodanno” pagano, ovvero la fine della stagione del raccolto. Samhiunn e Trinoux Samonia o Trinoxtion Samoni era così chiamato dai pagani per la sua durata di tre notti, cominciava con la luna crescente dopo l’equinozio d’autunno, in modo che cadesse sempre nello stesso giorno del ciclo del Sole. Nella notte tra il 31 di ottobre e il 1 di novembre (date del nostro calendario, utilizzate per riferimento), i pagani accendevano il sacro fuoco: si festeggiava la notte più lunga del giorno, l’ultimo raccolto di mele, la fine di un anno pastorale e l’inizio, dalla metà oscura, dell’anno. In seguito, il Cristianesimo prese il posto del paganesimo, e gli antichi culti e rituali furono “trasformati”, corretti e rivisti, pur mantenendo molti degli elementi originari. Non è quindi un caso che la Chiesa celebri la festa di Ognissanti e quella della Commemorazione dei defunti in due giorni consecutivi il 1 e il 2 novembre.

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Ed è appunto  dal punto di vista simbolico, che possiamo vedere, come la ciclicità delle stagioni, rivestirà un significato ben più profondo, che  porterà l’uomo a seguire spiritualmente i processi della natura. Così la notte del 31, la notte del Samhain “passaggio” questa data indicava contemporaneamente i concetti di “fine” e “inizio”. Ed è durante questa notte che i piani di divisione tra vita-morte si assottigliavano, e mondi diversi potevano entrare in contatto. Non è un caso infatti che nel passato si riteneva che in questa notte, gli spiriti dei defunti tornassero a camminare sulla terra, e a fare visita ai vivi. Esempio ne sono alcune tradizioni dell’Italia centrale, dove la notte del 1 novembre viene imbandita la tavola con cibo e vino per i defunti.

 

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Secondo la tradizione,  i propri cari torneranno nella loro casa per un saluto ai famigliari, ed è quindi importante lasciar loro del cibo per nutrirsi (simbolicamente). Altre tradizioni invece, vogliono che quella notte,  vengano cambiate le lenzuola  dove un tempo dormiva il defunto, poiché questi tornerà per dormire nel suo letto. Di leggende e tradizioni di questo tipo, l’Italia ne è piena,  e anche se a prima vista possono apparire “inquietanti” in realtà celano una profonda spiritualità. Quando si parla quindi di Halloween, come una “festa” lontana dalla nostra cultura, si commette un errore tipico di chi non conosce le tradizioni popolari.

 

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Alcuni simboli di questo periodo…

I simboli, elementi essenziale di ogni manifestazione spirituale, diventano così un linguaggio complesso che si manifesta con  le zucche, le nocciole, la mela e il melograno. Ogni frutto ha un significato ben preciso ed è una rappresentazione di valori e conoscenze che oggigiorno ignoriamo ma che fanno parte di un’antica memoria inconscia che sa ben riconoscere il significato di un simbolo.

Candele, frutti, preghiere, riti, morti, banchetti, fantasmi, tombe, streghe… in questi giorni, diverse culture “parlano” e “festeggiano”  utilizzando lo stesso linguaggio, seppur con modalità differenti.  Tutto ciò dovrebbe farci riflettere sul nostro passato,  e spingerci a voler “togliere il velo” a quel mondo che non conosciamo.

 

Rossella Tirimacco