Vi vedo alle mie spalle vegliarmi lungo la via, la terra che avete calpestato e i solchi che avete creato ora guidano i miei passi.
Io sono lo specchio della vostra forza, sono frutto dei vostri sacrifici, sono figlio della vostra vittoria, sono il ramo di albero che nasce dalle vostre radici. Siamo voci, caratteri e volti che da secoli si appartengono, anime che conflitti non possono dividere- Tra le pieghe del tempo la memoria non si perde, resta un lungo filo di emozioni che dolcemente ci unisce l’uno all’altro, nel passato, nell’oggi e nel domani per chi questa terra l’ha già plasmata e per chi verrà con gratitudine e orgoglio.
Morlhail
I nostri antenati
Sono la nostra storia, il nostro passato, il nostro bagaglio genetico, sono le nostre radici, sono la base sulla quale si è sviluppata e si sviluppa la nostra esistenza. Sono i nostri avi che ci raccontano la nostra storia e ci permettono di capire chi siamo. Anche se spesso non ci facciamo caso, o magari nemmeno ce ne accorgiamo, gran parte delle nostre credenze, delle nostre convinzioni,delle nostre paure, dei nostri atteggiamenti e comportamenti, derivano da un antico passato che spesso finisce per influenzare il nostro presente e futuro.
Per questo celebrare e onorare i propri antenati è un atto di ringraziamento verso chi ha “arato la terra” per il nostro cammino, anche se quel cammino può risultare spesso doloroso.
Il nostro passato, la storia della nostra famiglia, spesso però può impedire la nostra evoluzione ed un cammino di crescita in armonia. Storie che si ripetono, problemi che si ripresentano per generazioni, quasi ci fosse una continuità con la vita dei nostri avi e la nostra, una sorta di “macchia indelebile” sulla vita di intere famiglie.
In realtà, spesso è la stessa famiglia che si autoconvince di quella narrazione e continua a portarla avanti, quasi come una parte del proprio DNA-
E allora occorre conoscere la propria storia, è importante conoscere il propri albero genealogico e riuscire a comprendere come guarire i suoi rami e le sue radici.
Onorare i nostri antenati, ci aiuta a ripulire il nostro cammino e la nostra storia che è ancora tutta da scrivere. Che la vita di molti sia soggetta a “forze” che arrivano dal passato, lo aveva ben compreso Bert Hellinger, il padre delle Costellazioni Familiari Sistemiche.
Ed è sempre lo psicologo tedesco che ci porta a comprendere che realizzando noi stessi, rendiamo grazie anche a coloro che ci hanno preceduti e apriremo la strada a chi verrà.
Ogni momento è buono per onorare i propri avi, ma ci sono momenti energeticamente più potenti, momenti che coincidono con la tradizione popolare.
Durante il periodo del Samhain, periodo che coincide con la commemorazione dei defunti della Chiesa Cattolica, secondo la tradizione popolare, il velo che separava il mondo dei vivi con il mondo dei morti si assottigliava, al punto che diveniva possibile comunicare con l’aldilà.
Il fuoco era uno degli elementi simbolici che più rappresentavano i riti pagani, non è casuale infatti l’utilizzo delle candele accese un po’ ovunque nei cimiteri.
Anche il cibo aveva una valenza importante nei rituali. Preparare il cibo per i defunti, e apparecchiare la tavola in loro onore, è un’usanza che si pratica ancora ad oggi in diverse località.
Per alcuni si tratta di semplice superstizione, per altri sciocche tradizioni, e per altri ancora si tratta di storie da conservare.
Qualunque sia il credo, ciò che conta è sempre e comunque rendere onore al nostro passato, del resto, se ci troviamo qui, lo dobbiamo a loro.
Rossella Tirimacco
bellissima ode
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