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Osservare dei bambino e chiedersi se saranno  i “mostri” del domani, fa accapponare la pelle. Quando delle giovani ragazze arrivano ad assistere ad uno stupro, filmando l’azione come la cosa più naturale del mondo; quando un adolescente “bacchetta” il suo insegnante con la pretesa di avere un voto più alto; quando dei giovani bullizzano il loro compagno spingendolo a togliersi la vita, questi e infiniti altri casi di ordinaria follia del mondo giovanile, dovrebbero portarci a riflettere su questa società di disadattati e narcisisti. Umberto Galimberti ha più volte affermato che questa nostra società non è adatta a far figli… basta guardarsi intorno per realizzare che la gran parte dei giovani (ma non solo) sono degli “analfabeti emotivi”.
I sentimenti, contrariamente a quanto si pensa, non sono una dote naturale, ma vengono acquisiti culturalmente.  Secondo Freud, è nei primi tre anni di vita che si formano le mappe emotive, ragion per cui, quei tre anni, sono un passaggio molto delicato. Inutile sottolineare l’importanza di seguire i bambini in tutte le loro fasi, e quando ciò non avviene, per problematiche ormai note, madri che lavorano, bimbi che fanno il salto tra una baby sitter ed un’altra (quando va bene), quando le loro stanze vengono riempite di giochi per colmare le distanze e il vuoto emotivo, quando vengono cresciuti a suon di televisione… che risultati si possono ottenere? Secondo Galimberti, quando i figli non vengono seguiti nel modo giusto, il rischio che si corre è che vengano su degli “handicappati psichici” sofferenti di psicopatia, ovvero, la psiche non registra, è apatica, indifferente, cioè non ha una risonanza emotiva rispetto agli eventi a cui si assiste.
A conferma di ciò, basti pensare a quanti giovani fanno riprese mentre torturano, uccidono, massacrano degli animali. Per non parlare poi, di casi come gli stupri di gruppo, dove si assiste indifferenti. Ecco… questa è la mancanza di empatia.
Galimberti, afferma inoltre: Se i bambini non sono seguiti, accuditi, ascoltati allora ci si trova di fronte ad un misconoscimento che crea in loro la sensazione di non essere interessanti, di non valere niente. Crescono così senza una formazione delle mappe cognitive, rimanendo a un livello d’impulso. Gli impulsi sono fisiologici, biologici, naturali. Il passo successivo dovrebbe essere di passare dagli impulsi alle emozioni ovvero a una forma più emancipata rispetto all’impulso. L’impulso conosce il gesto, l’emozione conosce la risonanza emotiva di quello che si compie e di quello che si vede. Poi si arriva al sentimento che è una forma evoluta, perché non solo è una faccenda emotiva, ma anche cognitiva. Il sentimento si apprende. Immanuel Kant diceva che la definizione di bene e male possiamo anche non definirla perché ognuno la comprende e la sente da sé. Usa proprio la parola sentire, e se la differenza tra bene e male non si sente e non si percepisce rischiamo che un ragazzo non capisca la differenza che c’è tra corteggiare una ragazza o stuprarla, o tra discutere con il professore e prenderlo a calci. Non sentire più la differenza tra bene e male, tra il giusto e l’ingiusto, tra ciò che grave e ciò che non lo è, denota una mappa emotiva non costituita.
Le storie sono tante, che ben rappresentano una società di “handicappai emotivi”. Le responsabilità degli adulti sono enormi, qualcosa deve esserci “sfuggito” di mano. Dove condurrà  tutto questo?   Forse dovremmo iniziare a riflettere su questa società di psicopatici che noi stessi abbiamo creato, iniziando a rivedere i nostri stessi comportamenti. La salvezza è sempre possibile…

 

Rossella Tirimacco

 

Alunno insulta insegnante