Le nuove tendenze e gli studi in materia sull’aura, sulla legge di attrazione ecc. dicono chiaramente che persone come i pessimisti, gli iracondi, gli invidiosi, ecc. sono soggetti da evitare poiché “succhierebbero energia”. Tali persone, infatti, sono spesso sventurate poiché con il loro atteggiamento attirano (spesso inconsciamente) su se stessi e sul prossimo energie negative. […] Ma, tornando alla figura dello jettatore, c’è un parallelismo molto interessante, accostato alla figura del vampiro. Gli “antichi”, ad esempio, ritenevano che dagli occhi di “certe persone” uscissero come dei raggi luminosi invisibili con i quali, appunto, influivano sulle vite altrui. I “moderni”, invece, dicono che ci sono persone che “succhiano” energia ad altri. Domanda: Ma non staremo parlando della stessa cosa?
Rossella Tirimacco “Emozioni, tra musica e parole” (L’Invidia)

L’aura: Certamente molti avranno sentito parlare di “Aura”, ovvero una sorta di alone energetico che avvolge il corpo fisico delle persone: una teoria che ha ormai dei riscontri scientifici. In determinate condizioni, oppure attraverso mezzi tecnici come la “Camera Kirlian” è possibile individuare questa essenza energetica, rilevandone anche le diverse tonalità di colore, indispensabili per stabilire lo stato psico-fisico del soggetto. La teoria del vampirismo energetico deve quindi avvalersi dell’accettazione del concetto di Aura. Supponendo che ogni persona viva la propria esistenza quotidiana con questo “mantello” energetico connesso metafisicamente con il proprio corpo fisico, che cosa accade nel momento in cui due individui sono talmente vicini (entro i 50 cm) da permettere alle rispettive auree di toccarsi ed interagire tra loro? Alcuni studiosi sostengono che è questo il preciso momento in cui avviene la “conoscenza reciproca”: le due energie si fondono e si studiano a vicenda (vediamo questo fenomeno come una sorta di reazione chimica spontanea, piuttosto che come una comunicazione a livello intellettivo), determinando il grado di affinità reciproca. A questo punto forse incominciamo a capire perché certe persone ci risultano antipatiche “a pelle”, mentre con altre proviamo un istantaneo interesse, un “colpo di fulmine”, una simpatia?

Ma tutto questo che cosa ha a che vedere con i vampiri? Proviamo quindi a restare su un piano di reazioni chimiche e fisiche senza sconfinare nell’ambito spirituale. Continuiamo quindi a parlare di energie piuttosto che di “anima” o “entità spirituali”. Poniamo allora che esistano individui che abbiano sviluppato una capacità inconscia di “cibarsi” di questa energia altrui; persone la cui aura abbia acquisito una propria consapevolezza “magnetico-predatrice” che tenda ad attirare a sé il positivo o il negativo dell’altrui forma energetica, anche a distanze maggiori dei suddetti 50 cm, e quindi senza necessariamente sostenere un contatto. Depressione e malattie, potrebbero nascere da questo fenomeno che la tradizione popolare ha da sempre classificato come “iettatura”, fattura, malocchio, ecc. I riti di maledizione praticati da certe maghe di oggi come di ieri, potrebbero essere dei metodi per controllare, manipolare e deprivare consciamente di energie vitali, una inconsapevole vittima.

L’iconografia vede da sempre il vampiro attaccare la propria preda al collo, cosa che si spiega con la presenza della vena giugulare. Ma se continuiamo a vedere il tutto sotto il profilo metaforico, potremmo osservare che nel collo, a livello della gola è situato il “quinto chakra” che è il punto energetico della comunicazione verbale ma anche metafisica; il collegamento dell’essere fisico con l’essere spirituale (energetico). È attraverso questa connessione che entriamo in simbiosi con l’energia universale; è per mezzo di questa che la nostra libertà ed autonomia di pensiero si traduce in concetti comprensibili agli altri. “Attaccare al collo” è quindi una metafora che indica l’attingere all’energia vitale di un altro individuo, rendendolo abulico e privo di vita, di energia.( Angel Heart ” Rivisto da fisicaquantistica.it)
Il Vampiro della letteratura è la metafora di un tipo umano estremamente diffuso nel nostro mondo e l’infezione vampirica è da tempo un’epidemia di vaste proporzioni.
Quante volte ci è capitato di sentirci “svuotati”, privi di forza e di energia ? Quante volte ci siamo sentiti di fronte ad un “dramma ” quotidiano , grande o piccolo che sia, incapaci di reagire , come da una parolaccia stupidamente gridata nei nostri confronti da un’auto in corsa, fino al dramma di essere lasciati dal partner, e anche oltre?
In sostanza, perdere energia significa sentirsi peggio di prima senza aver subito alcun danno fisico, ma avendo incontrato solo un’umiliazione. Ciò che però non sapiamo è che ci sono persone capaci di manipolare ad arte queste cose e quindi di provocarci volontariamente degli shock o degli stati di abulia emotiva, con il risultato di farci stare peggio di prima.
Sono “Vampiri ‘umani’, personaggi che si muovono nel nostro mondo, che agiscono di giorno, che portano i nostri nomi e che esercitano le nostre professioni. Li incontriamo ogni giorno e ogni giorno subiamo il loro assalto. Ma quell’assalto siamo abituati a trattarlo alla stregua di un fenomeno naturale, come il vento, il fulmine, la grandine: lo accettiamo come parte dell’ecosistema. Poiché noi crediamo solo a ciò che “vediamo”..,e non vedendo non crediamo e quindi non potremmo mai “affrontarli”.
Eppure sono esseri che si nutrono dell’energia altrui, della forza vitale dei loro simili. Sono creature che hanno bisogno di sottrarre energia perché non soddisfatti di sé e ritengono di non avere riserve proprie per affrontare il mondo che la circonda. Sono esseri che pur essendo, ancora in vita, si sentono già ‘morti’, perché segretamente convinti di essere una nullità, e si illudono di mascherare questa loro vergogna agendo in modo tale da raggirare o umiliare gli altri ad ogni buona occasione. Ogni loro azione, ogni loro parola, ogni loro atteggiamento è funzionale a un “furto di energia”.

La Forza-Vampiro – Quello che chiamiamo Vampiro, in realtà, non è altro che una forza, che trova accesso in una persona in particolari condizioni psicologiche ed esistenziali. Chi cade preda di quella Forza, dunque, è certamente una persona, ma è anche un Vampiro, esattamente come un usuraio è indubbiamente una persona, ma è anche un usuraio. La Forza-Vampiro si impossessa di una persona in seguito a sofferenze, delusioni, lacerazioni, e la manovra, spingendola ad ispirare tutte le azioni della sua vita alla filosofia vampirica. Questo non toglie nulla né alle responsabilità della persona-Vampiro (che ha lasciato entrare quella Forza, che ne sopporta la maligna presenza e che ne sfrutta tutta la malizia) né alle strategie di difesa e di contrattacco che è giusto adottare verso i Vampiri. Anzi, il fatto che si tratta di una Forza rende ancor più legittima un’azione volta a liberare sia prede che predatori dalla minaccia di un elemento alieno e inumano.
Il “dono” del Vampiro – Il Vampiro è soggetto a regole ferree: nel rubare energia deve dare in cambio alla sua vittima un “dono di potere”, qualcosa che renda la vittima in qualche modo consenziente. Il dono di potere che il Vampiro ci fa più frequentemente è quello di prestarsi ad accordarci protezione: sui nostri vizi, sulle nostre bassezze, sulla nostra vergogna. Un tipo di gioco assolutamente folle, come la maggioranza dei giochi vampirici. Infatti, poiché egli concede il suo ‘favore’ solo in presenza di vizi, bassezze e vergogne, anche quando non ne abbiamo, dobbiamo darci da fare per procurarceli: solo così potremo ottenere la sua ‘copertura’. Ed ecco che, alla fine, ci ritroviamo ‘protetti’ dal Vampiro contro le conseguenze di problemi che prima non avevamo e senza i quali vivevamo benissimo. Come pagare il racket per essere ‘protetti’ contro gli incendi del nostro negozio proprio dagli stessi che ci minacciano di incendiarlo.

Il Vampiro non condivide mai uno stato d’animo – Con un Vampiro si può condividere lo spazio, o un’attività, ma non uno stato d’animo. Gli esseri umani, anche in situazioni di non particolare confidenza, di contatto superficiale, hanno bisogno di condividere uno stato d’animo, di essere anche superficialmente accettati e di accettare le persone che hanno di fronte, scambiandosi una comunicazione che, per quanto convenzionale, è comunque umana. Il Vampiro, invece, non scambia nulla e non accetta trasmissioni di stati d’animo. Una persona abituata al contatto umano, dunque, davanti a un Vampiro non potrà che sentirsi in imbarazzo. Il Nulla che il Vampiro diffonde è come una vertigine che assorbe tutto, che fa salire la soglia della tensione fino a farci sentire imbarazzati anche se siamo abituati a stare in mezzo alla gente e ad avere contatti con il pubblico. Ciò che più profondamente ci imbarazza è la sensazione che a quella persona non interessi nulla di noi, che abbia un suo fine personale da perseguire e che, anche se noi rientriamo in qualche modo nei suoi programmi, vi rientriamo in qualità di oggetti, non di persone.
L’ipnosi vampirica – Di fronte al Vampiro siamo come ipnotizzati: davanti ai nostri occhi sfilano immagini enigmatiche, ogni sua frase reca messaggi oscuri. Di fronte a quei messaggi i nostri sensi sfiorano le parole senza soffermarsi su alcuna di esse e il blocco mentale continua a neutralizzare qualunque nostro sforzo di restare in contatto con la realtà. Durante l’invasione vampirica noi vediamo, sentiamo, percepiamo, ma in modo stranamente attutito; non siamo in grado di pensare coerentemente: siamo come soggiogati. In qualche modo sappiamo che tutto quello che ci scorre davanti è una specie di sogno, che le parole pronunciate dal nostro invasore servono solo al raggiungimento del suo scopo; ma ciononostante sappiamo che finiremo per cedere.

Il bisogno di compiacere il Vampiro – La presenza invasiva del Vampiro, la sua carica negativa, la sua fame di energia sono fattori psicologici talmente pesanti da sostenere, che spesso non si può fare altro che tentare di attenuarli attraverso la loro trasmutazione in una specie di piacere. Un piacere masochistico, ovviamente, che a volte prende persino i tratti di una sorta di onore per il fatto di essere stati scelti come vittime.
Il Vampiro fa pena – Dietro la capacità di gestire a proprio vantaggio il tempo altrui si cela anche un altro punto nodale della nostra ricerca: la misteriosa pietà che il predatore suscita nella preda. Questa dimensione pervade ampie zone dei comportamenti umani e spesso determina situazioni paradossali. Il Vampiro ci strappa adesioni, consensi, attenzione, sostegno, a volte denaro, utilizzando il materiale della pietà in modo astuto e sapiente. Viene a farci pena. A volte egli è persino più grande, più realizzato, più ricco, più potente di noi. Ma viene a farci pena per ottenere energia. Ci trasmette una sorta di confusione mentale e noi lo stiamo a sentire come automi, senza neanche provare sentimenti, ma comunque soggiogati.È indispensabile capire che accordare quel genere di pietà al Vampiro significa prendersi la responsabilità di imporre alle persone che amiamo la vista di una misera contraffazione della vera pietà umana; per quelli che ci vogliono bene, infatti, non c’è niente di più squallido che vederci cedere alla pena per i Vampiri, che non ci amano e che vogliono rapinarci, e poi irrigidirci e porre dure condizioni a loro, che invece ci amano.

L’uso vampirico della dipendenza affettiva – Si diventa Vampiri perché si ha paura che le proprie lacune umane e psicologiche vengano scoperte. E chi, più di qualcuno che ci vuole bene e che magari ci vive accanto, ha la possibilità di scoprirle? Ed ecco attivarsi tutti i sistemi di difesa possibili per difendere i propri difetti e trasformarli, con un’azione che ricorda la magia nera, in qualità straordinarie, leggendarie, quasi sovrumane. Le caratteristiche più negative, più pesanti, più appuntite di una personalità divengono magicamente attributi da ammirare e venerare, perché confluiscono in un tutt’uno mitico, quasi divino. Il turpiloquio, la prepotenza, l’ottusità, la più spietata pressione psicologica, persino la violenza fisica diventano una parte accettabile, buona della quotidianità, quando si abbraccia questa sorta di culto della personalità. Spesso, purtroppo, non c’è alternativa. Gli esseri umani hanno bisogno d’affetto, e si accontentano anche delle briciole, se necessario. A volte sono obbligati ad accontentarsi di un cibo affettivo avvelenato dalla frustrazione, dall’infelicità, dalla violenza. Ma è pur sempre un cibo. Non c’è crimine più grande che dare un serpente a chi chiede pane, cioè un sano alimento affettivo per poter vivere e crescere. Eppure, quel crimine lo commettono in molti. Chiunque non riesca a resistere alla tentazione di ricattare gli innocenti con l’arma dell’affetto, diviene un Vampiro. Magari un povero, misero Vampiro. Ma, comunque, un nemico e uno sfruttatore dell’innocenza, e quindi, in definitiva, un mostro.

Le “sei tesi del vampirismo affettivo” – 1) Io mi sento una nullità e per questo mi odio; 2) io voglio allentare la tensione della mia condizione dominando su qualcuno; 3) tu mi vuoi bene e non puoi vivere senza il mio affetto; 4) se ti presterai ad accettare il mio dominio, avrai il mio affetto; se non lo farai, non solo ti negherò l’affetto, ma ti renderò la vita impossibile; 5) le modalità di accettazione del mio dominio consistono nella venerazione dei miei difetti e nella mitizzazione della mia personalità; 6) ora conosci la mia legge: vedi di comportarti di conseguenza.
Il Vampiro approfitta della confusione affettiva – La vasta applicazione del sistema vampirico determina una generalizzata distorsione della valutazione di difetti e qualità. Immersi come siamo nell’universo vampirico, spesso finiamo per scambiare un difetto per una qualità e viceversa. Ogni volta che incontriamo una persona disposta a volerci bene, o semplicemente a darci attenzione “gratuitamente”, senza ricatti, potremo anche apprezzare questo atteggiamento, e persino provare una grande ammirazione per quella persona, o magari addirittura innamorarcene; ma la nostra infatuazione per qualcosa di così diverso da ciò che conosciamo rischia di avere vita breve. Presto rileveremo in questi individui qualcosa di troppo alieno per essere sostenuto, e cominceremo a svalutarli proprio perché non ci sottopongono ad alcun ricatto. Scambieremo la loro disponibilità per debolezza e la loro serenità per povertà di spirito, e presto cominceremo a soffrire di crisi di astinenza dalla ben nota dimensione del ricatto permanente. È la storia di tanti rapporti di coppia, in cui un partner che dona affetto senza dettare dure condizioni finisce per deludere, perché non provoca quella particolare vertigine, quel particolare brivido che si ritiene parte integrante di una cattura affettiva. Il brivido del Vampiro
Affrontare il Vampiro – Il Vampiro va affrontato. Fa tanta paura, ma va affrontato. Può far paura perché è prepotente o perché è ottuso o perché ci trasmette un tale senso di pietà che temiamo di sentirlo gridare di dolore come una belva ferita, e allora preferiamo dargli il nostro sangue. E invece va messo di fronte a se stesso ed eventualmente aiutato a riparare al male che ha fatto. Non dobbiamo temerlo, perché ha tanti punti deboli. Anzi, si può dire che è tutto un punto debole, sebbene non faccia altro che ostentare il suo potere. Il primo dei suoi punti deboli consiste nel vivere nel mito di se stesso: rimprovera agli altri la loro scarsa aderenza alla realtà e poi, invece, cede in continuazione ai voli illusori della retorica di sé e del suo potere. Un Vampiro è sempre anche un mito, ma un mito falso, un mito senza fondamenta. E poiché dietro un falso mito si nasconde sempre una vergogna, non bisogna né temerlo né tantomeno assecondarlo, ma semplicemente inseguirlo, raggiungerlo e metterlo di fronte a se stesso, di fronte a uno specchio in cui lui (come i Vampiri della tradizione, che nello specchio non si riflettono) possa vedere riflesso il suo Nulla.

Rispettare il Vampiro – Per poter compiere la delicata operazione di mettere il Vampiro davanti allo specchio, bisogna fare proprio quello che non vorremmo mai fare, e che anche lui teme mortalmente, come il Vampiro della tradizione teme la croce: dargli rispetto. Ma non rispetto per il suo potere, rispetto per lui. Rispetto umano, non elogio servile al potere con cui si identifica. Nell’attimo in cui, sotto la tempesta di una sua aggressione, ci troveremo al bivio dove la scelta è tra soccombere a lui o ignorarlo con superiorità, dovremo ricordargli, in qualche modo, che gli uomini sono uguali, e che lui – ci creda oppure no – non è nato né migliore né peggiore degli altri. Il simbolo del paletto nel cuore del Vampiro caro alla tradizione e alla letteratura, non vuol dire altro che questo: che per riconquistare quell’essere alla grazia di Dio (cioè alla pace con se stesso e con gli uomini), dobbiamo toccare il suo cuore, infiggendovi il cuneo di questa verità tanto sacra quanto dura da accettare: che gli uomini sono tutti uguali.

La “sincerità” del Vampiro – Uno dei titoli d’onore di cui il Vampiro si fregia con più frequenza è quello della “sincerità”. Il Vampiro, infatti, spesso rafforza il proprio mito affermando di essere qualcuno “che parla in faccia”, un raro e prezioso rappresentante di una razza in estinzione: quella dei sinceri, degli schietti, dei genuini, di quelli che non hanno “peli sulla lingua”. Sulla lingua forse no, ma sul cuore è da vedere. La loro sincerità, infatti, consiste quasi sempre nel dire agli altri cose sgradevoli o nell’emettere sentenze squalificanti. Il Vampiro, in nome della “sincerità”, fa a pezzi la sensibilità e spesso la reputazione degli altri, gabellando per un valore morale quella che è solo una smania bestiale di prevaricazione. Ma non lo fermeremo mai se non ci convinceremo che la vera sincerità è la sincerità del cuore, e non quella della lingua. Una sincerità che il Vampiro non riesce a concepire e che non consiste affatto nel dire negro al negro, guercio al guercio e storpio allo storpio. O peggio nell’immaginare di vedere negli altri difetti che non hanno e sbatterglieli in faccia. La sincerità del cuore è una cosa molto diversa, perché si fonda sul rispetto per la sensibilità altrui. Anzi, solo grazie al fatto di non infierire sugli altri (nel linguaggio del Vampiro: “non essere sinceri”), possiamo riuscire ad aiutare le persone in difficoltà ad avere un più stretto contatto con la propria dignità. Il Vampiro, invece, nell’infierire sui più indifesi, magari con la scusa di “spronarli” ma in realtà per soddisfare la sua fame di energia, li spingerà inesorabilmente verso la distruzione.
Tratto da Vampiri energetici, di Mario Corte, pubblicato dalle Edizioni il Punto d’Incontro
Ciao grazie per avermi fatto conoscere questo autore!
Tutto vero, verissimo
ciao, una buona serata Rossella
Monica
"Mi piace""Mi piace"
Grazie a te, Monica, per l’apprezzamento.
"Mi piace"Piace a 1 persona