[…] Provare piacere per le disgrazie altrui è una caratteristica dell’invidia, una forma di piacere perverso che “potrebbe creare dipendenza” in alcuni soggetti naturalmente predisposti al “dolore”. (cit. Emozioni, tra Musica e Parole)
Tempo fa una giornalista durante un’intervista mi chiese come mai tra i capitoli del mio libro “Emozioni, tra Musica e Parole”, ad uno in particolare avessi dato più spazio, per la precisione al capitolo sull’invidia. Le risposi che l’invidia è un male silenzioso di cui poco si parla ma che condiziona molto la nostra esistenza. Innanzitutto, l’invidia è un male inconfessabile, spesso ignorata dalla stessa persona che la prova. Inoltre può diventare una “condizione stabile” del proprio modo di pensare e di vivere, non a caso Aristotele definí l’invidia “gli abiti del male”, proprio perché diventa come una “seconda pelle” dell’individuo. Anche per il cristianesimo, l’invidia non è solo un “semplice peccato”, ma è uno dei mali peggiori, non a caso verrà inserita nei “vizi capitali”, in quanto tale atteggiamento (d’invidia) finisce col diventare un’abitudine e quindi un “vizio” per l’appunto.
Non sempre riconosciamo le persone invidiose, a volte si finisce col confondere ciò alcuni provano in “semplice gelosia”, ma non sempre è così. L’invidioso infatti “desidera il male” altrui, l’invidioso non si accontenta della semplice “gelosia”, vuole sentire il dolore, vuole sentire la sofferenza di qualche vittima, rea semplicemente di avere qualcosa che lui non ha. E’ chiaro che vista in questi termini, nessuno potrà mai confessare di essere invidioso. Eppure attualmente l’invidia “banchetta” allegramente nella nostra società e magari non ce ne accorgiamo. Esempio? La triste notizia di Marchionne malato ha sconvolto il mercato industriale e non solo, ma non per è stato così per tutti. L’enorme quantità di post che ho letto oggi su Facebook e che commentavano i tanti articoli dedicati a Marchionne, con parole del tipo “Esiste la Giustizia Divina, finalmente!” oppure “Anche tu ora capirai!“, frasi becere e deliranti che mi hanno lasciato davvero pensare su come l’invidia faccia da padrona travestita da “nemesi del popolo”. Marchionne (anche se non è il solo) del resto rappresenta il potere, il successo, la ricchezza, “doni” che sono preclusi alla gran parte dei “comuni mortali. Il popolo quindi reagisce a ciò che percepisce come un’ingiustizia e lo fa in maniera feroce. Non basta che Marchionne sia malato, deve “espiare” il peccato di aver avuto più di altri. E mentre un uomo che a torto o a ragione, giusto o sbagliato, ha dedicato tutta la sua esistenza al lavoro, non risparmiandosi nemmeno un secondo, portando avanti instancabilmente gli obiettivi che riteneva giusti, oggi probabilmente sta lottando per la sua esistenza, ecco che i “giustizieri da tastiera” hanno finalmente trovato una nuova vittima da crocifiggere affinchè paghi per la loro frustrazione. E mentre mi sento “umanamente” vicina a Sergio Marchionne, provo compassione per i tanti, troppi invidiosi che questa società malata ha partorito.
Rossella Tirimacco