Ho parlato spesso dei social, osservandolo da più angolazioni e non solo come individuo con un proprio profilo personale, ma anche in ambito di ricerca. Fare un’analisi sul perché  il social abbia preso il sopravvento sulle vite di miliardi di individui, non è un argomento che si può liquidare in poche parole, sono molti i fattori in gioco: località geografica, lavoro, età, tipologia dell’individuo ecc.  Anche se le variabili sono molteplici, un fattore è però evidente: il social è ormai diventato il principale mezzo di comunicazione degli individui. Premesso che la definizione “comunicazione” in molti casi, pare parecchio azzardata, poiché per molti individui , il social rappresenta il luogo dove poter dar sfogo a tutta la rabbia e frustrazione che si ha dentro. È un luogo “sicuro” per certi “poteri”, un luogo “protetto” e costantemente “monitorato”,  dove milioni di persone vengono “narcotizzate”. Del resto, meglio “rinchiusi”  sui social anziché lasciarli fuori a manifestare la loro rabbia, una rabbia che in passato e altrove… ha portato vere e proprie rivoluzioni sociali. Se la rabbia gioca un ruolo importante, allo stesso modo lo gioca la solitudine e il bisogno di rapporti umani. Una solitudine scaturita da una società in cui la paura fa da dominatrice. La paura allontana gli individui tra loro, poiché distorce la percezione del mondo e la percezione che si ha l’uno dell’altro, nel quale si vede spesso un “nemico”.

social solitudine
Il social diviene così il filtro con cui ci relaziona con gli altri… a volte la maschera, altre volte il luogo dove poter ritrovare la propria identità attraverso il consenso e il like, altre volte il luogo dove ritrovare o trovare un senso di appartenenza, ma questo non è poi molto importante. Ciò che invece conta è che in una società i cui livelli esistenziali e sentimentali degli individui, sono stati così calpestati, umiliati e narcotizzati, alla fine appare evidente che molti sembrano ricercare se stessi attraverso il social. E’ chiaro che non parliamo solo di storie di solitudine o di rabbia, c’è chi in Fb vede solo un mezzo per il proprio lavoro, chi semplicemente per divertirsi, chi per conoscere… e chi ne vede lo strumento per “dividere” ancor di più le persone tra di loro, grazie a notizie distorte, al fine di renderle ancor più schiave… di quello stesso Sistema a cui inconsapevolmente abbiamo consegnato le chiavi della nostra libertà.

dipendenza cell
Insieme, ma ognuno nel proprio “mondo”… è questa la vera “separazione” tra gli individui.

Tempo fa, durante un incontro parlavo con un gruppo di giovani, è interessante ascoltare i loro discorsi, e soprattutto la loro percezione del mondo degli adulti. Una ragazza, mi diceva di trovare patetico il comportamento gli adulti dai quaranta in su  all’interno del social. La cosa mi ha incuriosita e le ho chiesto di spiegarmi. Ho ascoltato attentamente tutte le sue ragioni, alcune molto condivisibili, da cui ho compreso che per molti giovani è difficile accettare le ragioni psicologiche di certi atteggiamenti, sicuramente “inopportuni”, da parte di gente matura. Non starò qui a ripetere il quadro impietoso che è stato dipinto durante la conversazione, una rappresentazione grottesca e a tratti esilarante, in cui si poteva leggere la rabbia di una generazione che sembra aver perso i propri punti di riferimento, una generazione che non vede più negli adulti dei modelli o esempi di saggezza, ma in questi vedono solo dei Peter Pan e quindi indegni al loro confronto. “Quale insegnamento, quali regole possono dare degli adulti del genere?” Era questa la domanda che alcuni di loro si ponevano.

bimbi telefono
Le nuove vittime…

 

Non è facile rispondere a domande simili, di certo le loro argomentazioni sul mondo degli “adulti” per molti versi appaiono sensate. E di esempi tesi a dimostrare  come lo scontro generazionale si riversi sempre più sui social, ne abbiamo moltissimi. Ci basti pensare ai cellulari e come questi abbiano preso il sopravvento sulle nostre vite. Ovunque si vada, persino se ci si sposta di pochi metri, il telefono ci segue come un’ombra… come fosse un respiratore per l’ossigeno e di cui non è possibile farne a meno. I giovani poi, sono talmente presi dal “mezzo di comunicazione” che anche quando sono presenti sono “assenti”… persi in chissà quale galassia… ma non sono i soli, del resto hanno avuto dei bravi “maestri”…
La tecnologia serve per migliorare la vita, lo strumento non è mai il colpevole …  poiché è come  un coltello, può tagliare la carne… ma serve anche per uccidere.

Rossella Tirimacco