“Le immagini sono manifeste all’uomo, ma la luce che è in esse, è nascosta nell’immagine della luce del Padre. Egli sarà manifesto, ma la sua immagine sarà nascosta dalla sua luce”
Vangelo di Tommaso
E’ tra il 1853 e il 1854 che William Hunt realizza il dipinto “La luce del mondo” (The Light of the World).
Hunt prese spunto per il suo dipinto da un passaggio del libro della Rivelazione o Apocalisse: «Ecco, sto alla porta e busso; se qualcuno ode la mia voce, e apre la porta, io verrò da lui, e cenerò con lui ed egli con me» (Apocalisse 3:20).
La porta del dipinto, a cui Gesù sta bussando rappresenta il cuore umano, come si può notare non c’è una maniglia sull’esterno, perché il Cristo non può “entrare in una persona con il cuore chiuso ” e se aprire o no quella porta, dipende solo da chi è all’interno. La simbologia del dipinto è molto evidente a partire dalle erbacce che ormai ricoprono la porta, la frutta caduta a terra, ovunque incuria e degrado. Il pipistrello che svolazza nel buio è il simbolo dell’ignoranza umana e della sua cecità. Gesù indossa due corone sul capo: La corona di gloria e la corona di spine, ora in fiore, segno che dalla sofferenza si può trovare la Luce. L’uso di una scena notturna per il dipinto, permette ad Hunt di utilizzare la lampada di Cristo come fonte primaria di luce. Sia che si tratti simbolo della luce della Coscienza, la luce della Parola o la luce religiosa, è Cristo che la tiene, e il modo in cui le corde della lampada sono attorcigliate intorno al polso mostra l’unità tra il luce e Cristo: tutte e tre vengono emanate da lui.
Un dipinto forte che fa riflettere sulle tante “porte chiuse” che ci sono nel mondo, porte piene di erbacce e prive di maniglie. “Porte”, che probabilmente vediamo ovunque, magari anche vicino alla nostra “porta” di casa. Ma, se far entrare la Luce, dipende sempre e solo da chi è all’interno… noi non possiamo far altro che “aprire” la nostra porta alla Luce e diffondere la buona Coscienza dentro e intorno a noi…
Rossella Tirimacco
GAYATRI MANTRA:
Om bhur bhuvah svah
tat savitur varenyam
bhargo devasya dhimahi
dhiyo yo nah prachodayat
Traduzione:
Meditiamo sul creatore supremo, la cui luce divina illumina tutti I regni (fisico, mentale e spirituale). Possa questa luce illuminare le nostre menti.