Esistono i maschi e le femmine. Uomini e donne. Esseri diversi.
Fisicamente
Biologicamente
Neurologicamente
Culturalmente
Punto.
Esseri diversi nel modo di pensare e di agire.
Individui diversi nel corpo e nella psiche, che possono amare uomini e donne indistintamente.
Amiamo le persone, senza distinzione di sesso, di età, di religione, di colore, di etnia.
Ma siamo diversi.
Punto.
Noi donne viviamo con una tempesta ormonale per una vita intera, che condizionerà la nostra esistenza.
Abbiamo una soglia del dolore elevata. Madre Natura stabilì che per sopportare il dolore del parto era necessario dotarci di una tolleranza maggiore al dolore, rispetto all’uomo. Durante la gravidanza regrediamo psichicamente per poterci “sintonizzare” con i nostri bambini.
Attraverso il seno, come tutti i mammiferi, possiamo nutrire i nostri piccoli. Il bambino si ricongiunge al seno per ripristinare il legame con la madre, sospeso con il taglio del cordone ombelicale. Prima e più della fame, lo lega alla madre un bisogno affettivo di sicurezza. […] Nei primi giorni nil piccolo si attacca al seno per staccarsi solo esausto e crollare addormentato: è un notevole sforzo per lui riuscire a succhiare il latte fuori dai sottili dotti galattofori. E quando si risveglia, cerca inevitabilmente ancora la mamma, essendo lei l’unico riferimento riconoscibile che gli evoca la sola memoria che possiede: quella dell’utero. (Giuliana Mieli “Il bambino non è un elettrodomestico”)

Una pratica che qualcuno definisce “arcaica” e offensiva per quanti portano avanti una strana teoria definita “gender”. Ho trovato questo articolo nel web, è dello scorso anno. Un articolo come tanti, se non fosse che tratta un tema molto delicato e fondamentale per la crescita di ogni bambino: l’allattamento al seno. La cosa più naturale del mondo.

Eppure, la pratica più naturale del mondo, ultimamente è stata “condannata” per lesa “discriminazione sui ruoli di genere”. Definire infatti l’allattamento al seno come qualcosa di “naturale”, secondo la rivista accademica americana di pediatria, Pediatrics può inavvertitamente sostenere una serie di valori sulla vita familiare e sui ruoli di genere, che sarebbero eticamente inappropriati”.

Follia Gender

Negli ultimi anni, c’è stato un ritorno all’allattamento al seno. Dopo anni passati a pubblicizzare e a promuovere latte artificiale a discapito dell’allattamento al seno, e che ha portato un distacco precoce tra madre e figlio, finalmente anche l’Organizzazione mondiale della sanità “oggi raccomanda l’allattamento al seno per almeno i primi sei mesi di vita del piccolo”.
Tali affermazioni, non sono però piaciute alla rivista menzionata, che in un articolo ha dichiarato: In uno studio si afferma infatti che è “eticamente inappropriato” per il governo e le organizzazioni mediche descrivere l’allattamento al seno come “naturale”, perché il termine impone nozioni rigide sui ruoli di genere. “Associare la natura alla maternità – si legge – può inavvertitamente sostenere argomentazioni biologicamente deterministiche sul ruolo degli uomini e delle donne nella famiglia (per esempio, che dovrebbero essere principalmente le donne a prendersi cura dei bambini)”.
In particolare, dunque, lo studio se la prende con il termine “naturale”. “Fare riferimento al ‘naturale’ nella promozione dell’allattamento al seno può inavvertitamente sostenere una serie di valori sulla vita familiare e sui ruoli di genere, che sarebbero eticamente inappropriati”, afferma ancora lo studio. Pertanto, secondo gli autori, a meno che tali annunci di pubblicità-progresso non “rendano trasparenti i valori e le convinzioni che li sottendono“, “dovrebbero fare a meno di dichiarare che l’allattamento al seno è ‘naturale’”.
Secondo le autrici dello studio, Jessica Martucci e Anne Barnhill, sostenere che l’allattamento al seno sia naturale alimenta il movimento anti-vaccini. Del resto – rilevano – esaltare l’allattamento al senso come “naturale” implicherebbe che i prodotti fabbricati o in serie siano discutibili o pericolosi. “Se fare ciò che è ‘naturale’ è ‘meglio’ nel caso dell’allattamento al seno, come possiamo aspettarci che quella visione del mondo potente e profondamente persuasiva venga ignorata dalle madri quando fanno delle scelte sulle vaccinazioni?”, scrivono. Se già l’argomentazione alla base dell’articolo appariva poco convincente, il nesso tra promozione dell’allattamento al senso e movimento no-vax risulta oltre modo curiosa. ( Ignazio Statuario, Follia Gender, vietato promuovere l’allattamento al seno)

Non c’è molto da aggiungere, ma c’è molto da riflettere, se davvero in nome di una presunta “uguaglianza di diritti” stiamo invece trasformando la cosa in “siamo tutti uguali”.  Ai lettori, l’ardua sentenza.

Rossella Tirimacco