Una canzone può dirci molto del tempo in cui viviamo, può raccontarci storie di persone, può mostrarci la genialità o “povertà” del cantante, può parlarci per metafore e, magari quella che ad una prima lettura sembra solo una canzonetta, in realtà è una vera e propria denuncia sociale. Una canzone può mostrare la profondità di un autore o la sua leggerezza. Come davanti ad un libro, una canzone può mostrarci aspetti di noi che non conosciamo, o demoni con cui fare i conti. Può mostrarci la bellezza del mondo e l’estasi derivante dal semplice ascolto. Qualunque cosa possa arrivare da una canzone, qualunque sia il messaggio che si vuole inviare, molto dipende dall’ascoltatore. Così oggi ho ascoltato un pezzo di cui avevo perso memoria.  Ovviamente, la mia capacità di “sentire” un brano è molto differente da venti anni fa. All’epoca, ascoltavo e mi muovevo a suon di musica. Oggi le canzoni le analizzo dal punto di vista tecnico e, soprattutto delle parole.

Un pomeriggio come tanti, di colpo un ritornello e il suono di un oboe inizia a risuonarmi nella testa…

Rapporti malati, donne che finiscono nella spirale di uomini narcisisti e si riducono a mendicare una parola, un gesto d’affetto per poter andare avanti. Cuori a pezzi, cuori “donati” a chi disprezza il dono e magari racconta poi all’amico “In fondo io non l’ho mai amata”. Storie comuni, storie di tutti i giorni, dove c’è chi vede tutto questo dall’esterno e dice al “predatore”: “Io non potrei mai essere la tua donna”. Ed è la sintesi di questa straordinaria canzone del 1997 di White Town conosciuto anche con il nome Jyoti Mishra, dal titolo “Your Woman”. Il pezzo, raggiunse la fama (meritata) in tutto il mondo, in particolare in Inghilterra dove scalò le classifiche attestandosi al primo posto per diverse settimane. Di particolare effetto è l’introduzione e il ritornello del brano, eseguito con un oboe riproduce un campione dell’assolo di tromba del pezzo di Al Bowlly dal titolo “My woman” del 1932. Un ottimo pezzo e di grande impatto ritmico, da ascoltare!

 

Rossella Tirimacco

 

 

Il pezzo di Al Bowlly