In un momento storico in cui la socializzazione è piuttosto nulla, e milioni di italiani sono rinchiusi in casa, la nostra percezione del mondo viene filtrata attraverso le tv, i giornali e internet.  I social, ora più che mai rivestono quel ruolo popolare al pari di un’agorà virtuale, una grande piazza di una  “polis”  mondiale dove tutti hanno la libertà di parlare (o una “presunta libertà”? Ma questo è un’altra storia di cui parleremo prossimamente) e di esternare pensieri, informazioni, gioie e dolori individuali. Così, in questi giorni, come affacciata ad un balcone posto su una grande piazza, sono rimasta ad ascoltare le tante voci di una folla numerosa e “rumorosa”…

“Ho letto in giro diversi post di persone infastidite dai canti sui balconi, altri invece ritengono che per rispetto dei morti si dovrebbe semplicemente tacere. Altri ancora, hanno paura di uscire, ma non per il virus, ma per il vicino di casa che si è posto a controllore del condominio. Leggevo due giorni fa il commento di una signora che a causa dei vicini di casa, trasformati di colpo in censori delle libertà individuali, era riuscita ad andare a buttare il pattume solo di notte. Non nego che son scoppiata a ridere, tanto la cosa mi era apparsa surreale, ma con il clima che stiamo vivendo, non c’è più nulla di “normale”.

Ho letto post di gente spaventata e di gente arrabbiata. Ho letto commenti cinici e sprezzanti, altri di persone ad un passo dalla depressione. Ho letto post di gente allegra e che fa finta di niente. Altri ancora di persone deliranti e completamente perse nelle loro ossessioni.
Ho letto di tutto e di più, provando una grande tristezza dentro. Ma se si sposta il cursore e si osserva tutto questo da un punto di vista più “alto”, ecco che cade il giudizio e tutto appare diverso.

Così, ciò che di colpo ho visto, sono solo persone impaurite e arrabbiate, come tanti piccoli bambini che all’improvviso si sono ritrovati in un contesto nuovo e che non riescono a gestire.
Io sono tra di loro, e osservo anche me. Osservo in che modo provo a superare una situazione di cui nessuno di noi ha esperienze pregresse come termine di paragone. E’ tutto nuovo, inusuale. La libertà di colpo sottratta; uscite controllate in cui occorre portare con sé un’autocertificazione su chi sei, cosa fai e dove vai; una Costituzione di fatto sospesa a causa di un virus che miete migliaia di vittime, tutto questo ci mette di fronte a tutte le nostre ansie e paure.
Il dover “passare del tempo” dentro casa, è qualcosa che alcuni vivono come una violenza che però bisogna accettare, per se stessi e per l’intera comunità.
Il tempo, ormai quasi “sospeso”, mette a nudo tutti i nostri meccanismi con cui cerchiamo di fronteggiare questa situazione inverosimile. Così, ecco che i bambini impauriti fanno fronte all’ostacolo con una serie di atteggiamenti di cui non sono consapevoli. Chi urla, chi grida, chi si nasconde, chi punta il dito verso l’altro, chi ride e chi si arrabbia persino con il suo povero cane.
Ogni individuo fa ciò che può per vivere una “presunta normalità”, e lo fa in un modo del tutto personale che gli permetta di andare avanti.
Alleggerire, ridere e scherzare, non significa star bene o non vedere il disastro che c’è intorno a noi, significa semplicemente “sopravvivere” e aiutare anche le persone che hanno bisogno di aiuto.
Capisco anche chi si rifiuta di alleggerire, e decide di vivere tutta la sua rabbia e paura sfogandosi o attaccando gli altri, pur sapendo che certe emozioni negative non sono d’aiuto né per se stessi né per la comunità.
Capisco tutto e lascio andare… ognuno di noi ha un proprio equilibrio con cui si muove nel mondo. Capisco tutto e lascio andare la tristezza…
Capisco tutto, ognuno fa ciò che può con ciò che ha…
Capisco tutto… è solo rabbia e paura…
Capisco tutto… ancora un po’ ed è già domani…”

Rossella Tirimacco

 

#celapossiamofare