Si può amare la fotografia per mille ragioni, ma forse la più importante è quella che lo strumento ci permette di “essere presenti” nel mondo esterno e quindi di poter cogliere particolari e situazioni, a cui spesso non facciamo molto caso.
Amo la fotografia per mille ragioni, la amo perché mi permette di mostrare al mondo ciò che i miei occhi vedono; la amo perché mi permette di catturare dei dettagli che ad altri magari sfuggono; la amo perché nessuna macchinetta sarà mai abbastanza buona per “cogliere” colori e sfumature se i tuoi occhi non vedono.
Sono infinite le ragioni per cui ho la passione per la fotografia, ma forse la principale risiede nel fatto che è per me una forma di meditazione. Già, perché uno scatto non è un semplice click. Una foto richiede “presenza”; uno scatto richiede “il vuoto nella tua mente”. Non è possibile fare belle foto e stare “dentro” insieme al rumore incessante della mente. Una foto richiede che tu stia “fuori” nel mondo esterno. Non è possibile fare belle foto e “guardare” il mondo “spiandolo” dalle fessure di una persiana… occorre “aprire” le finestre della mente, pulirsi gli occhi e osservare. Cosa non facile, se pensiamo al tempo che passiamo “dentro”. Spesso camminiamo e non vediamo cosa succede, non vediamo i dettagli, perdiamo così tanto di ciò che il mondo ci offre e le infinite occasioni che sono davanti ai nostri occhi ma che spesso non cogliamo. Sono in molti a credere che la “meditazione” sia una sorta di fuga dalla realtà… una specie di viaggio mentale verso chissà quali lidi. Meditare è “essere presente”, cosa che non facciamo quasi mai. La fotografia può essere d’aiuto per quanti passano molto tempo a violentarsi con la mente, intossicandosi di pensieri catastrofici. Una sorta di pulizia della mente ed espressione di ciò che i nostri occhi vedono. Infatti non tutti vediamo le stesse cose. Se mettiamo 10 persone in uno stesso spazio con macchinette identiche, ognuno di loro fotograferà cose diverse, proprio perché l’immagine del mondo esterno non è uguale per tutti, ognuno vede ciò che “vuole vedere”. Per questo si può capire molto da una fotografia… come ad esempio il “carattere” del fotografo. Attraverso la sua foto leggiamo la sua sensibilità, scopriamo ciò che ama, sentiamo le sue emozioni, il suo dolore… le sue paure… perché in realtà la foto non è che il mezzo con cui esprimiamo noi stessi e il nostro “concetto di realtà”.
Sono molti “viaggi” fatti in compagnia della mia macchinetta, fonte ispiratrice di tante parole che inevitabilmente poi mettevo (e che metto ancora) su carta. Esplorazioni di mondi, di persone, di situazioni che mi hanno arricchita e spinta ad andare avanti nelle mie ricerche di quel “mondo” su cui ancora sto “transitando”. Sono grata a ciò che i miei occhi sono riusciti a “vedere”… ma soprattutto sono grata ad uno strumento che mi ha insegnato a restare “fuori”.