Esiste un tipo di violenza che non lascia segni sul corpo. È una violenza ancor più feroce e subdola. Arriva silenziosa e lentamente devasta la tua percezione della realtà. È un mostro che manda la tua psiche in frantumi fino a condurti alla follia…
(testimonianza di una vittima di un narcisista patologico)
Gaslight è un film del 1938 del regista Thorold Dickinson. Il film, di genere noir, molto in voga negli anni quaranta e cinquanta, è la storia di un uomo che cercherà di portare alla pazzia sua moglie, con lo scopo di poter recuperare dei gioielli che erano appartenuti alla zia della donna e che lui stesso aveva assassinato anni prima. La moglie Paula, ovviamente non conosce il passato del marito, né sa nulla della sua precedente identità, e non sospetta minimamente che l’uomo l’ha sposata con il solo intento di poter rientrare nella casa dove anni prima si era consumato il delitto. Gregory, cerca di portare la giovane donna, sull’orlo della follia, manipolando e spostando oggetti all’interno della casa, e quando quest’ultima fa notare i cambiamenti, l’uomo afferma che ella si sbaglia o che ricorda male. Il gioco perverso è quello di portare la vittima a dubitare della propria percezione della realtà e della sua stessa sanità mentale. Il titolo deriva quindi dal subdolo affievolimento delle luci a gas da parte del marito, cosa che la moglie accuratamente nota ma che il marito insiste essere solo frutto dell’immaginazione di lei.
Dal genere noir alla manipolazione psicologica: nasce il gaslighting
Il termine “gaslinghting” deriva quindi dal film “Gaslight” e e dagli adattamenti cinematografici di Alfred Hitchcock “Rebecca, la prima moglie” del 1940, e “Angoscia” film italiano del 1944.
Si tratta perciò di un termine per definire un comportamento manipolatorio da parte di un individuo nei confronti di una “vittima”, al fine di portare quest’ultima a dubitare di se stessa e della sua percezione della realtà, e renderla così manipolabile e influenzabile… ovvero “controllarla”.
Ovviamente, per arrivare a poter praticare il gaslinghting nei confronti di una persona occorre un lavoro “preparatorio” da parte di quello che potremmo definire “carnefice”.
Generalmente tale comportamento viene utilizzato dai narcisisti perversi, ma tale abuso è esteso a tutti i soggetti sociopatici. Anche se il gaslinghting presuppone un rapporto “d’amore” tra due individui, tale comportamento abusante viene oltremodo praticato da soggetti sociopatici nei confronti di famigliari; o anche all’interno di gruppi e sette, da parte di un leader carismatico.
Nei casi di rapporti di coppia, il gaslinghting può essere praticato da uno dei due quando si vuol punire o far allontanare l’altro, perché magari il rapporto è insoddisfacente e conflittuale, non da meno per via di relazioni extraconiugali. La cattiveria gratuita, le parole svalutanti, umiliazioni di ogni tipo, magari fare del sarcasmo nei confronti del proprio partner pubblicamente (ferire con il sorriso, in modo tale da potersi giustificare dicendo :”io scherzavo, sei tu che ti offendi”), tali violenze continue e praticate inizialmente a piccole dosi, portano la persona abusata a perdere lentamente la propria autostima. La perversione di tale pratica, non si limita quindi ad un semplice conflitto tra due individui che ad un certo punto della loro vita iniziano a farsi guerra tra di loro. L’uso del gaslinghting mira a confondere, annullare, piegare totalmente la volontà dell’abusato, mentre l’abusatore prova piacere nel vedere la sofferenza dell’altro.
Le fasi della pratica del gaslinghting
Fase 1: La vittima viene circondata di attenzioni (anche troppe) e di numerose manifestazioni d’affetto e di presenza nei confronti del partner (love bombing)
Fase 2: Il partner inizia a distaccarsi, diventa sfuggente, non parla, è stranamente silenzioso e scontroso. Colpevolizza l’altro per i motivi più banali. La vittima inizialmente cercherà di difendersi, prova ad instaurare un dialogo con il partner, sperando di fargli cambiare idea. Lentamente però inizia a sentirsi in colpa, entra in stato di allerta per paura di sbagliare di nuovo mentre la sua autostima inizia a crollare.
Fase 3: A questo punto, il “gioco” (malato) diviene davvero sottile. L’abusatore inizia ad alternare momenti di “dolcezza” a momenti di “cattiveria pura”. La persona abusata è sempre più confusa, ancorata al ricordo dei momenti quando era circondata di attenzioni, si ritiene responsabile del comportamento dell’altro. Diventa così sempre più accondiscendente e indifesa, mentre l’altro, consapevole di averla in pugno rincara la dose di violenza psicologica quotidiana. Da questo momento in poi, l’altalena emotiva porterà la vittima a perdere la capacità di giudizio e il senso della realtà. La violenza diventa “cronica”, mentre la vittima si convince di essere la sola colpevole, ciò la porterà in molti casi a difendere persino l’abusatore, e a convincersi della bontà delle sue azioni. In molti casi, secondo gli psicologi Gass e Nichols (1988), i comportamenti di gaslighting del marito forniscono una ricetta per il cosiddetto crollo psicologico per alcune donne, e il suicidio in alcune nelle peggiori situazioni.
La salvezza
Non è facile uscire fuori da situazioni in cui viene praticato sistematicamente il gaslighting, molto dipende dal tipo di abusi ricevuti e dai danni psicologici subiti. La salvezza presuppone “la mente lucida”, cosa abbastanza difficile per una vittima di gaslighting. A volte però il dolore può essere così forte che la persona venga spinta a chiedere aiuto all’esterno, e forse… l’aiuto di amici e parenti (oltre che di un buon terapeuta) può servire a ritrovare lentamente una zona di pace. In molti casi, però ciò non è possibile, tenendo conto che nel caso di narcisisti patologici, questi tendono a isolare la vittima e a fare terra bruciata intorno ad essa, cosicché da impedirle contatti con altri. Accorgersi dalle prime avvisaglie, dai primi segnali “sospetti” che si ha a che fare con un narcisista o un sociopatico, è la sola salvezza. Conoscere, essere informati, consapevoli delle nostre virtù ma anche delle nostre tare… è la sola e unica via d’uscita, perchè… “la salvezza è nella consapevolezza”.
Rossella Tirimacco
Citazioni e fonti:
Mauro Scardovelli “Subpersonalità e crescita dell’Io”
Teresita Forlano “Gaslighting, una forma di violenza psicologica “