Ho sempre trovato le biografie un grande strumento d’aiuto per il per il mio lavoro, sia nel counseling che nella comunicazione. Conoscere la storia di grandi personaggi, ci permette di osservarli con occhi diversi, ci permette d’incontrarli durante la loro crescita, quando ancora non erano nessuno, e magari avevano solo sogni nelle loro tasche. Osservare “i grandi”, quelli veri, quelli che hanno scritto la storia con i mezzi e gli strumenti che avevano a disposizione, ci permette di comprendere realmente, sia il loro vissuto, sia le risorse che hanno messo in azione per il superamento degli ostacoli che hanno trovato sulla loro strada. Osservare le loro fragilità, le loro sconfitte e le loro vittorie, può farci comprendere parti di noi, soprattutto quelle “non espresse” ma che aspettano solo il momento giusto per emergere. Un “grande” infatti, può diventare un modello, un esempio da seguire, e pur restando fedeli alla nostra meravigliosa “unicità”, possiamo “modellare” su di noi alcuni loro comportamenti o risorse che ci piacerebbe avere. In realtà, tali risorse, come già detto sono dentro di noi, anche se inespresse, il “modello” quindi è un semplice mezzo che può permettere di farle manifestare.
Ma le biografie possono farci arrivare “al cuore” del personaggio, e attraverso la loro sofferenza possiamo comprendere che la loro grandezza è nata proprio dalle ferite. La vita spesso può apparire ingiusta e a tratti dolorosa, ma ogni medaglia ha il suo rovescio e se la vita a volte ci mette duramente alla prova, vuol dire che nel nostro “bagaglio” ci sono stati donati strumenti in grado aiutarci.
Rocketman è un film del 2019 diretto da Dexter Fletcher. Vincitrice del premio Oscar come miglior canzone, la pellicola narra la storia di un grande della musica: Reginald Kenneth Dwight alias Elton John.

Che l’artista possa piacere o no, trovo però la pellicola molto calzante con l’argomento del “bambino interiore” e come le ferite infantili derivanti dalla mancanza d’affetto, possono “sanguinare” per una vita intera, finché non decidiamo di prendercene cura.
L’artista, oggi icona di fama mondiale, ha un passato coperto di ferite e di dolore alle sue spalle. Due genitori anaffettivi, con un padre poco presente e poco legato alla famiglia, una madre poco attenta che tradisce il marito, l’infanzia di Reginald non è di quelle felici e serene. Unico suo punto fermo, e unica ad accorgersi del suo talento musicale, è la nonna Ivy, che lo incoraggerà e supporterà questa sua passione facendolo iscrivere alla Royal Academy of Music.

L’artista diviene famoso in breve tempo, e insieme alla sua ascesa professionale, inizia la sua discesa personale che presto lo trascinerà in un baratro di droga, alcol ed antidepressivi. La mancata accettazione della sua omosessualità, da parte dei suoi genitori, sarà una ferita aperta che lo distruggerà emotivamente. Non entrerò nello specifico della pellicola, poiché il punto più importante dell’argomento in questione (bambino interiore) è racchiuso in una clip.
Dopo essersi fatto “molto male”, dopo aver sofferto con un fidanzato cinico e arrogante, Elton, a seguito di un infarto dovuto agli eccessi e ad una vita sregolata, finalmente prenderà la decisione di entrare in una clinica terapeutica specializzata, per sottoporsi a delle cure.
La scena più toccante è quella della clip in questione, dove durante la terapia vediamo una girandola di personaggi immaginari che si mostrano all’artista. Sono tutte quelle figure che hanno avuto un ruolo importante nella sua vita, comprese quelle che gli hanno provocato un’enorme sofferenza.

Ognuna di loro viene vista con “occhi differenti” da un Elton John ormai in procinto di “crescere”. E il miracolo avviene quando si mostra il “bambino interiore”, se stesso bambino, bisognoso d’ affetto e di attenzioni. E sarà proprio quel bimbo che chiederà ad Elton adulto di dargli quell’abbraccio che non ha mai ricevuto.
E sarà da quell’abbraccio che l’artista farà pace con i suoi demoni, lasciando così andare gli irrisolti del passato iniziando così a vivere una vita piena senza più dipendenze.

La storia di Elton John, ci riguarda un po’ tutti, e ci racconta di quella piccola parte bambina che è dentro di noi e che ci chiede amore, ci chiede di essere vista, accolta e accettata. Prendersene cura è fondamentale per poter andare avanti in pieno equilibrio. Una responsabilità che spesso invece releghiamo ad altri, e anziché imparare a prenderci cura di noi stessi e del nostro bimbo interiore, la nostra mancanza d’affetto infantile, o le nostre ferite, ce le portiamo dietro per tutta una vita, proiettando sugli altri, quasi sempre sul partner, i nostri bisogni infantili. E pur di avere quell’amore, si diventa spesso accondiscendenti e dipendenti dall’altro, che sia un amico o un partner. Si diventa dipendenti di ogni cosa che possa mitigare una sofferenza non vista, non compresa, non accolta.
Incontrare il proprio bimbo interiore non è difficile, puoi incontrarlo tutte le volte che vuoi. Ogni mattina chiede di te… è lì di fronte allo specchio e desidera una tua carezza.
Rossella Tirimacco